Ci sono dei libri, dei film, delle canzoni che ti cambiano la vita.
Ognuno di noi ne ha uno in particolari e in generale ogni generazione ha un panel di cose che considera fondamentali per la propria formazione culturale.
Ma ci sono poche opere che sintetizzano un’intera generazione e lo fanno in maniera schietta, drammatica, tremendamente reale.
Uno di questi libri é La teoria della classe disagiata.
Un libro scritto da un millennial e per i millennial che analizza da cima a fondo le speranze tradite, il modello economico in cui ci troviamo agganciati, le relazioni infantili, le difficoltà economiche, l’essere laureati ma senza lavoro, la mentalità col quale vediamo e decriptiamo la realtà.
In genere questi libri sono una boriosa reprimenda a noi bamboccioni. Una tediosa manfrina che non fa che alimentare l’odio di classe e ci fa partorire espressioni belle, quanto idiote, come “ok, boomer“.
Oppure, ancora peggio sono libri scritti, da persone che vivono una campana di vetro. Libri pieni di dati economici arrovellanti o, dio ce ne scampi, scritti da egotici novelli Kafka che, alla resa dei conti, non sanno scrivere.
Non si tratta di questo caso.
Lo scrittore della Teoria della classe disagiata, Raffaele Alberto Ventura, é uno di noi. Uno che é cresciuto con gli stessi elementi culturali, con le stesse influenze e con le stesse disillusioni.
Ventura non é un economista e non ne fa mistero. E’ uno dei tanti laureati in scienze umanistiche e intellettuali che si è trovato in una società incapace di inserirlo nel tessuto economico. E allora ha sviluppato la sua teoria partendo dalle sue conoscenze, umanistiche appunto.
Teoria della classe disagiata e un libro infarcito di paragoni storici, di riferimento culturali di citazioni letterarie e filosofiche, di elementi economici di base. Magari non é un libro perfetto nell’analisi socio-economica ma mette in mostra come la generazione dei Millennial sia destinata ad essere per sempre irrealizzata e infelice.
Lo so, non é il finale che vi aspettavate.
Non vivremo l’ascesa dei nostri nonni (che hanno visto l’abisso e poi la speranza) o dei nostri genitori (che hanno potuto assaggiare e poi pentirai di quello che hanno combinato).
A noi toccano le macerie.
Ma dalla conoscenza si può ancora cavare fuori qualcosa.
Avete presente Matrix?
Potete scegliere la pillola blu e continuare ad illudervi e fare parte del meccanismo in cui vivere, o scegliere la pillola rossa, vedere la realtà in tutta la sua brutalità e tentare qualcosa di diverso.
Io chiamo quella pillola rossa: obiettivi.
Sta a voi cosa scegliere. Ma prima comprate il libro di Ventura qui.
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Fonte Immagine: W. Carter
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