Nel mondo degli investimenti si usa il termine contrarian per indicare chi investe in maniera opposta rispetto al trend del momento: le azioni vanno bene mentre i bond male? Bam! Ecco il pezzo sulle obbligazioni!

Se non vi fosse chiaro il concetto nella vita un contrarian è il cosìdetto cacacazzi.

Io sono quello tra quegli sfrangi gonadi. Mi viene naturale esserlo soprattutto quando vedo i commenti di concittadini intenti ad arraffare BTP, BOT o titoli di stato italiano mascherati da buoni postali o buoni del tesoro.

E per arraffare intendo azzuffarsi sin dall’emissione per prenderne un pezzetto!

Ogni volta che leggo di questi discussioni su altri blog, nei forum oppure per le testimonianze di creator mi chiedo sempre: “ma perché?”

traditore titoli stato italiani

Vi sfonno.

Non ho un rifiuto ideologico od aprioristico nei confronti dei titoli di stato italiano, continuo però a non capire l’interesse feroce degli investitori italiani.

Questo perché, a forza di analizzare la questione, ho notato come ci siano una marea di bias e una serie di ragionamenti scricchiolanti nella decisione di acquisto delle obbligazioni nazionali

Perciò oggi vi faccio partecipi di questi mie riflessioni.

Prima un ripassino però!

BTP, BOT E TITOLI DI STATO MASCHERATI

Nel corso dell’articolo potrei utilizzare come sinonimi i termini BTP, BOT e Buoni Postali o Buoni del tesoro.

A livello tecnico è sbagliato farlo ma mi consente di inserire più parole chiavi per spammare i motori di ricerca con le mie turpi idee finanziari.

In generale con questi termini, a meno che non sia precisato diversamente, intendo genetalmente i titoli di stato italiani anche se la differenza tra i temini è sostanziale:

  • BOT: Titoli di stato italiano a breve periodo (3, 6, 9 o 12 mesi massimo), Meno rischiosi proprio per la duration breve
  • BTP: Titoli di stato italiano a medio lungo periodo in quanto emessi dai 18 mesi sino ai 50 anni
  • Buoni fruttiferi postali: un prodotto di investimento di Poste Italiano garantito dallo stato italiano ed emesso da Cassa Depositi e Prestiti che è composto per la maggior parte da titoli di stato patriottici

Se cercate altre informazioni su come funzionano le obbligazioni o volete capire i meccanismi dietro le obbligazioni sotto la pari ci stanno un po’ di approfondimenti sul blog.

5 MOTIVI PER NON COMPRARE I TITOLI DI STATO ITALIANI

Cominciamo sennò mi ammazzate!

1. CREDIT RISK (O SCARSA DIFFEREZIANZIONE DEL PAESE)

La prima cosa a cui penso quando vedo ammassare grosse quantità di BTP è:

Questi stanno differenziando il loro portafoglio di investimento?

La differenziazione non è solo basata sull’asset allocation.

Si può fare anche sui singolo stato e sulla valuta. Non è facile trovare un buon equilibrio eppure vedo tanti portafogli in cui la componente cash è composta da BOT di breve periodo mentre quella obbligazionaria quasi totalmente di BTP a varie scadenze.

Questo vuol dire avere una scarsissima differenziazione geografica del portafoglio o (me l’ha detto Nicola per fare il fico) di sottostare a un forte credit risk.

Un problema ancora più drammatico se oltre al portafoglio facciamo zoom out e guardiamo all’intero patrimonio.

Se siete cittadini italiani infatti avrete già:

  • I versamenti pensionistici in mano all’INPS (in parte o completamente) quindi allo stato italiano
  • La vostra casa è sul suolo italiano
  • Il denaro liquido è detenuto su una banca italiana o con un iban italiano
  • Pagate le tasse in Italia
  • Siete dipendenti da servizi del sistema pubblico (scuole, sanità, strade, etc)

Potreste essere dipendenti pubblici e quindi persino il vostro datore di lavoro è lo stato!

In qualità di cittadini italiano siamo già incredibilmente esposti al rischio paese… perché aumentarlo ulteriorimente comprando anche titoli di stato italiani?

Questo con l’aggravante che gli strumenti finanziari sono (quasi) l’unico modo per differenziare geograficamente il patrimonio.

Perché intestardirsi nell’investire su obbligazioni italiane?

2. HOME COUNTRY BIAS

L’Home Country Bias è un tipo di distorsione nella valutazione dei fatti tipica di molti investitori e consiste nel sovrappesare gli investimenti nel proprio paese di residenza.

Questo avviene per una serie di fattori:

  • La credenza di avere una maggiore conoscenza del suolo natio reputando di avere la capacità di fare affari migliori o schivare le fregature
  • Accedere ad agevolazioni fiscali (tipo Bot e Isee)
  • Evitare il rischi di cambio
  • La sensazioni di avere un maggiore controllo in qualcosa che ci è “vicino” geograficamente

Non si tratta di un fenomeno solo italiano, anzi. Ogni paese ha il suo home country bias, questo non è però una giustificazione per perpetuare questo atteggiamento.

Si crede, a torto, di conoscere meglio il proprio paese in quanto ci si vive… in realtà proprio per questo motivo lo si capisce peggio. La vicinanza ad una cosa fa emergere speranze od illusioni mentre la lontananza da qualcosa garantisce razionalità e freddezza d’analisi.

Il semplice dire “ma no ti pare fallisce” è una tipico esempio di home country bias.

Uno delle armi in mano ad un investitore retail è la diversificazione. Annullare questo potere volontariamente equivale a tagliarsi le palle.

Spesso peraltro l’home bias produce rendimenti peggiori:

3. SOVRAESPOSIZIONE NEL PORTAFOGLIO

Questa è una diretta conseguenza del country bias e della scarsa differenziazione del patrimonio.

Vi ho già spiegato che, in qualità di cittadini di un paese, siano già naturalmente sovraesposti al rischio politico ed economico del paese in cui viviamo.

Noi siamo fortunati! Al netto di lamentele da quattro soldi l’Italia è un paese stabile.

Non ci guerre, crisi economiche devastanti e sconvolgimenti politici (tipo colpi di stato violenti) da decenni. Potrebbero capitare in futuro ma ora siamo in un paese “sicuro”.

Quindi siamo già sovraesposti ma guardiamo al lato puramente finanziario: spurghiamo dal ragionamento questo elemento andando a considerare il solo peso dell’economia italiana in quella globale:

gdp mondo 2021
Infografica e dati gentimente offerti da Visual Capitalist

L’Italia insomma ha un’economia poco più grande di quella canadese mentre in termini percentuali il peso italiano è pari a:

peso economia italiana economia globale

Il 2,3% dell’economia globale.

Questo è il dato complessivo dell’economia nazionale, non quello dei mercati obbligazionari o azionari. Fare un’analisi in questo senso è più complesso quindi prendo come benchmark alcuni fondi ETF globali.

Per quelli obbligazionari il riferimento l’ETF di iShares AGGH che “mira a replicare il più fedelmente possibile i risultati di investimento di un indice composto da obbligazioni globali di tipo investment grade“.

PESO ITALIA IN BOND INTERNAZIONALI
Grafico preso dalla pagina sul sito di iShares

Considerando questo specifico ETF il peso dell’Italia nel mercato globale delle obbligazioni è circa del 3,12%.

Andiamo oltre e guardiamo quanto le aziende italiane influenzano il mercato finanziario mondiale.

I dati sull’economia non bastano perché non tutte le aziende sono quotate in borsa. Anzi, quelle italiane sono particolarmente restie a farlo: colossi come Ferrero, Barilla e Armani rimangono aziende di proprietà degli fondatori o dei loro eredi.

Usiamo un altro ETF di iShares per capire il peso dell’Italia nell’economia globale quotata in borsa. In questo caso è SWDA. Questo ETF segue l’indice MSCI delle aziende di paesi sviluppate pesando la loro importanza settoriale/geografia nell’economia mondiale:

5 motivi per NON comprare BTP, BOT e Titoli di Stato Italiani - Finanza Cafona
Trovate dati e Kiid sul sito di Ishares oppure su Just Etf

Non c’è l’Italia!

In termini finanziari il nostro paese rappresenta una percentuale minore dello 0,98% dell’economia globale. Meno persino della Danimarca, l’ultimo paese tracciato in SWDA.

Forse vi sto confondendo, dai vado al punto.

Pur essendo una delle maggiori potenze economiche del mondo l’Italia è marginale all’interno dell’ecosistema finanziario globale sia per quanto riguarda il mercato azionario che obbligazionario.

Nel caso vogliate costruire un portafoglio bilanciando correttamente i pesi geografici, se volete seguire una strategia di investimento di indici “passiva” o volete solo essere razionali non dovreste esporvi sull’Italia più di una delle 3 percentuali elencate:

  • 3,12% del mercato obbligazionario
  • 2,1% considerando il peso dell’economia italiana
  • 0.9% (largo eh) considerando l’importanza globale delle aziende quotate sui mercati finanziari

Siete sovraesposti, veh?

4. I BOT NON SONO COSI SICURI: IL RATING

Vi sorprende se vi dico che il debito pubblico italiano è tra i più alti al mondo?

E saprete pure che ci sono migliaia di giovani emigrati, ci sono troppi anziani le cui pensioni pesano tantissimo sul budget nazionali, instabilità politica costante, stipendi fermi da decenni e risparmi accumulati in passato erosi da stili di vita inadattati al nuovo corso?

Come voi lo sanno anche le agenzie di rating cioè quegli organi a cui spetta di classificare la rischiosità delle obbligazioni e che ne determina indirettamente pure il rendimento.

Esistono diverse agenzie, ognuna ha la sua classificazione del rischio:

Al momento i titoli di stato italiani hanno un rating di BBB per S&P500, Baa3 per Moody’s e BBB per Fitch.

Vi fornisco anche un riferimento di paesi con rating simili (dati da Teleborsa):

NazioneS&Poor’sMoody’sFitch
UngheriaBBBBaa2BBB
IndonesiaBBBBaa2BBB
BulgariaBBBBaa1BBB
RomaniaBBB-Baa3BBB-
GreciaBBB-Ba1BBB-
MaroccoBBB-Ba1BB+
IndiaBBB-Baa3BBB-
PerùBBB+BBBBBB
FilippineBBB+Baa2BBB
AndorraBBB\A-
ArubaBBB\BB+

Investireste in questi paesi a cuor leggero? Rispondete con sincerità!

A naso avete detto “no” eppure in moltissimi considerano i BTP e i BOT un investimento ultra sicuro.

Non lo sono. Lo dicono i dati.

Ciò non vuol dire ritenere l’Italia un paese prossimo al fallimento. Sono d’accordo con chi, giustamente, potrebbe farmi notare che l’Italia rimane una potenza industriale notevole con diversi picchi di eccellenza, riserve d’oro tra le più grandi al mondo e un soft power obiettivamente non paragonabile ad Aruba o alla Bulgaria.

Ma questo non vuol dire che lo stato italiano non possa fallire.

Vorrei evitare di parlare di default, non mi sembra il caso, però occorre evidenziare come il rating italiano sia arrivato ad una pericolosissima linea di confine.

I BTP nostrani sono al limite tra investment grade e speculative grade cioè… junk bond.

Nel caso di un’ulteriore downgrade di merito i titoli di stato italiano non sarebbero più idonei a rientrare in centinaia di fondi comuni e fondi pensioni. Verrebbero esclusi, ad esempio, nell’ETF obbligazionario nominato poco sopra. I gestori sarebbero costretti a liberarsene immettendo sul mercato miliardi di obbligazioni italiane. Un bel bordello.

Se il default è un’eventualità estrema questa no!

Siete ancora sicuri siano un investimento così solido?

5. IL CONTENTITO SOTTO FORMA DI CEDOLA

Questo punto è un po’ strambo eppure ve lo devo scrivere.

Il titolo di stato italiano è un’attrattiva golosa in quanto restituisce un buon rendimento sotto forma di cedola. Un affare riconosciuto pure dagli investitori stranieri.

Questo generoso rendimento è dato non per bontà divina ma a causa della rischiosità dei BTP.

Gli investitori stranieri però non vivono in Italia e non vengono presi “per il culo” come quelli italiani: le cedole sono il contentino dello stato per le inculate prese ieri e per quelle che vi daranno domani.

Voi vi prendete il vostro 3% di cedole e il ritorno del capitale a scadenza ma alla fine lo stato si riprende tutto fottendovi in altra maniera: dalle opere incompiute sino alle attese negli ospedali oppure restituendovi solo una parte dei versamenti INPS che avete fatto durante la vita lavorativa.

Immaginiamo questa situazione:

Acquistiamo un BTP a 30 anni con cedola al 3%, lo compriamo all’emissione a 100€ e lo lasciamo lì nel conto titoli. Nello stesso periodo versiamo 100€ di contributi previdenziali all’INPS.

Alla scadenza dell’obbligazione riceveremo indietro i 100€ e avremmo accumulato 90€ di cedole a cui bisogna sottrarre il 12,5% di tasse, il bollo annuale dello 0,20% e l’inflazione in quanto il bond non è indicizzato.

Nel frattempo siamo invecchiati e abbiamo finito di lavorare. Lo stato comincerà a pagarci la pensione e dei 100 versati duranti gli anni lavorativi ci ridarà…. 70!

Voi siete tutti contenti di aver preso le cedole ma alla fine vince il banco.

Lo stato si è preso i vostri soldi in prestito, vi ha restituito un cazzo tra tasse e inflazione e alla fine fa cassa sottraendovi il 30% dei vostri versamenti contributivi.

Se è andata bene il vostro investimento ha reso zero, se male molto meno di zero.

E questo se tutto rimane la legislazione rimane ferma come ora!

PERCHÈ NON COMPRARE I BOT E BTP? CONCLUSIONI

A molti di voi questo articolo sarà antipatico.

Potreste sostenere abbia scritto delle cazzate e avreste ragione. Non ho mai fatto mistero della mia cialtronaggine, anzi, vi invito ancora una volta a non prendere i miei articoli come consulenze di investimento.

La mia intenzione è solo farvi ragionare su un atteggiamento, quello dell’acquisto a batteria di titoli di stato italiano, spesso fatto troppo a cuor leggero cavalcando bias, errori logici e strategie fallaci.

Commentando come farebbe il mio amico Nicola: pensare di essere “furbi” perché si investe in BTP invece che nel Bund prendendo un 1% in più funziona… finché non funziona più. Le obbligazioni hanno anche un ruolo di stabilizzazione del portafoglio (non di obiettivi a tot anni) e perciò dovrebbero essere scelte non solo per il rendimento quanto per la loro funzione nel portafoglio.

Questo considerando pure che il mercato obbligazionario da un po’ di tempo è molto vivace nonché della semplicità di acquisto di bond nazionali con migliore rating: nel MOT (il mercato obbligazionario nazionale) è possibile comprarne tantissimi dell’UE, mentre su EuroTLX si può osare anche con quelli esteri o in altra valuta.

E la ricerca è facile! SimpleToolForInvestors mette a confronto migliaia di obbligazioni facilitando la ricerca di valide alternative al classico buono del tesoro da cassettista.

Pensateci e scegliete per voi, non per la vulgata.

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Sull'autore

FinanzaCafona

Founder & Editor

Sono un povero come te che scrive la maggior parte degli articoli di questo blog. Non mi dare troppo retta perché sono un fesso senza studi economici o finanziari però, se vuoi, puoi amarmi.

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