Avrete ormai capito che sono un grande sostenitore della vendita di oggetti usati tra privati. Oltre a parlarne dei siti di vendita in Italia ritengo sia un obbligo esistenziale ripulire la propria esistenza da roba usata. Ancor meglio se ci fate dei soldi.
Ahimé il sentire comune ritiene quest’attività esentasse. Ed è ‘na cazzata.
Nel 2023 cominceranno un po’ di controlli sulle vendite online e usando i vari eBay, Vinted, Wallapop e Subito si potrà incorrere in qualche piccolo problema.
Mamma mia siete sempre drammatici!
Manco ho cominciato a spiegare la questione e subito vi fasciate la testa!
Prima di trasformarvi in una mummia fatemi spiegare come funzionano la tassazione sulle vendite online in Italia in quanto le cose sono molto diverse a seconda del tipo di vendita che fate.
In alcuni casi avete obblighi minimi, in altri potreste dover aprire una partita iva.
Mi sembra però il caso di fare il punto per sdoganare un mito finanziario e informarsi prima di fare cazzate. E capire cosa cambia rispetto agli anni passati e perché.
COME FUNZIONA LA TASSAZIONE PER LE VENDITE DI OGGETTI USATI IN ITALIA
Il nostro sistema fiscale è un pochetto incasinato ma per quanto riguarda le tasse su vendite online o in generale sugli oggetti usati la questione è tutto sommato facile.
Il fisco infatti fa una distinzione fondamentale tra attività occasionale e attività professionale.
Vi spiego un attimo la differenza anche se vi ricordo di non essere un commercialista e che sono solito dire cazzate (in generale, non solo su questo argomento).
TASSE VENDITE ONLINE OCCASIONALE
Nel caso uno voglia vendere a un altro privato dei propri beni o un oggetto derivato da un’eredità e lo faccia occasionalmente, succede cioè una volta ogni tanto, non si deve pagare alcuna tassa.
E questo vale indipendentemente dal valore del bene, che sia di poche decine di euro o di qualche migliaio. L’unica accortezza nei casi di beni di grande valore è solo di scrupolo personale, anche noto come paraculismo democristiano.
Vi consiglio di far firmare un contrattino con dentro:
- Dati anagrafici di venditore e acquirente (compreso codice fiscale)
- Copia di documento di identità firmato
- Eventuali seriali o foto dell’oggetto
- Firma di un modulo di legittima provenienza per il venditore e di “visto e piaciuto” per l’acquirente
- Estremi di pagamento
- Doppia firma su tutti e due i documenti
Questo piccolo contratto può scoraggiare eventuali truffatori, vi garantisce un documento della transazione e può evitarvi possibili impicci futuri.
Se ad esempio vi fate pagare con bonifico o assegno sia la banca che Agenzia delle Entrate potrebbero chiedervi di motivare l’incasso per la normativa antiriciclaggio.
Il contrattino vi permette di avere una prova della transazione ed evitarvi rotture.
ATTIVITÀ NON COMMERCIALE MA CONTINUATIVA NEL TEMPO
Se l’attività di vendita di oggetti usati prevede un’organizzazione e viene portava avanti nel tempo diventa un’attività continuativa.
Un esempio classico è avere lo stand al mercatino delle pulci.
Questo infatti richiede:
- Pagamento della postazione
- Carico e scarico della merce
- Allestimento dell’attività (tipo il tavolo)
- Gestione delle vendite ai clienti
In questo caso il Fisco non considera l’attività come commerciale e quindi non dovrete aprire una partita iva. Gli importi però sono superiori rispetto all’attività occasionale e possono anche diventare considerevoli, quindi dovrete dichiararli nel quadro “redditi diversi” della dichiarazione dei redditi.
APERTURA PARTITA IVA SE COMMERCIALE E CONTINUATIVA NEL TEMPO
Il fisco non specifica quante transazioni o quale è il limite di fatturato tra attività commerciale o non commerciale.
Il punto è che, se fate il salto, dovrete aprire una partita iva.
Entriamo qui in un terreno scivoloso in quanto già mi avete fatto il mazzo nei commenti sulla rendita passiva e voglio evitare il secondo round.
In ogni caso se siete soliti comprare e rivendere, fare dropshipping (bestie) oppure vendere con una certa frequenza sui siti di oggetti usati io vi consiglio di parlare con un commercialista.
La vostra attività di vendita di usato ha perso da tempo l’occasionalità.
Qualche indizio per capire se avete bisogno della partita iva: avere spesso uno stand ai mercatini, fare pubblicità, aprire un negozio online su un sito oppure su eBay dovrebbe farvi riflettere.
In tutti questi casi non si tratta più un semplice hobby ma di un’attività commerciale.
E questa attività avrà dei fatturati ben diversi dal vendere 4 camicie trovate nell’armadio. Non basta più dichiarare sotto “redditi diversi” i guadagni.
Bisogna aprire una cazzo di partita iva.
Ciò vuol dire pagare i contributi previdenziali presso la cassa commercianti o artigiani (nel caso vendiate vostri prodotti su Etsy ad esempio) e pagare le tasse.
Sappiate che questa non è solo una fisima dei mastini affamati di ADE ma sono le stesse piattaforme di vendita online a chiedervi spiegazioni.
Online si leggono molte lamentele sulla chiusura di negozi eBay oppure sul blocco del conto Paypal. Non si tratta di imposizioni delle piattaforme ma di persone che non sono regolarizzate e le piattaforme lo sanno se fate cappelle.
Se eBay vede 10.000 vendite annue e Paypal migliaia di euro di transato vi chiederanno spiegazioni sulla vostra attività commerciale.
Sapete perché? Perché poi se li inculano le agenzie delle entrate dei vari paesi. E se questi controlli erano prima farraginosi la nuova normativa DAC7 ha reso lo scambio di informazioni automatizzato e obbligatorio per qualsiasi e-commerce.
LA NUOVA NORMATIVA DAC7 E SEGNALAZIONE VENDITE
La normativa DAC 7 sarà attiva da gennaio 2024 per le transazioni del 2023 e riguarda tutte le piattaforme digitali, non solo quelle per vendere oggetti usati online.
Con DAC7 si intende una procedura di scambio automatico di informazioni tra i gestori di siti e piattaforme digitali e le autorità fiscali dei paesi UE.
Nasce da una normativa europea per limitare il più possibile l’evasione fiscale. Avrà anche un grande impatto nel controllo della ricettazione e per controllare le truffe.
In sostanza tutti i siti di vendita di beni e servizi sono costretti a segnalare i cittadini con più di 30 transazioni e con ricavi superiori ai 2000€.
Sotto a queste soglie non è prevista la segnalazione, sopra si.
Agenzia delle entrate (e il corrispettivo di altri stati) riceverà poi le informazioni da tutti i negozi digitali e, a seconda di cosa combini, incrocerà i dati con quelli dichiarati.
In questo modo potrà poi valutare se il cittadino ha correttamente comunicato tutto oppure si sta approfittando della situazione.
Questa normativa non comporta alcun impegno nei confronti del cittadino se non quello di fornire le proprie generalità e i dati anagrafici alle piattaforme a cui si iscrive.
Ecco spiegato perché Vinted e Wallapop vi chiedono il codice fiscale!
Ricapitolando:
- Nessuna segnalazione: con meno di 30 transazioni o incassi inferiori ai 2000€
- Segnalazione: più di 30 transazioni o incassi inferiori ai 2000€
Al netto della mia ignoranza questo non vuol dire “ci fanno pagare le vendite tra privati” ma smascherare i falsi venditori occasionali.
QUALCHE ESEMPIO CONCRETO SU NORMATIVA E TASSE VENDITE ONLINE
Non c’avete capito un cazzo, vero?
Ok, vi faccio un paio di esempi basandomi sulla compravendita di orologi così capite cosa succede!
CASO ESEMPIO | COSA SUCCEDE |
---|---|
Vendo un orologio del valore di 4000€ ereditato da nonno e lo vendo ad un privato | Non paghi tasse e non devi segnalare nulla. ADE o la Banca potrebbero chiederti la provenienza del denaro quindi è consigliabile far firmare un contrattino che documenti la transazione. |
Vendi lo stesso orologio ereditato su una piattaforma online | Avendo superato il limite di guadagno di 2000€ la piattaforma segnalerà la transazione per la normativa DAC7. Essendo comunque una vendita occasionale eventuali controlli non comporteranno il pagamento di tasse. |
Vendi in maniera ricorrente, ma senza farne un’attività commerciale, una collezione di orologi partecipando a mercatini dell’usato, siti di aste o vendita online | Dovrai compilare il quadro redditi diversi della dichiarazione dei redditi segnalando i guadagni nell’anno in corso. Se, come probabile, avrai effettuato più di 30 transazioni sulle piattaforme di vendite queste segnaleranno la tua attività come da normativa DAC7. Successivi controlli, soprattutto in assenza della compilazione del quadro, comporteranno il pagamento di tasse o di una multa. |
Compri e vendi orologi in maniera ricorrente Non solo a privati ma attraverso uno stand fisso a un mercatino, tramite il sito internet, con un negozio online e facendo massicciamente pubblicità online. | Sei una vera e propria attività commerciale quindi dovrai aprire una partita iva e adempiere alle norme. Fidati, è certo che riceverai un controllo del fisco in caso di comportamenti scorretti. |
CONCLUSIONI SULLA VENDITA DI OGGETTI USATI TRA PRIVATI
La normativa fiscale sulla vendita di oggetti usati non è complessissima.
Al netto di eventuali mie stronzate è bene capire come ragiona il fisco e conoscere la nuova normativa comunitaria in quanto cambierà parecchie carte in tavola.
E in meglio, secondo me. DAC7 chiarisce dei limiti precedenti ponendo dei paletti pur non andando a toccare la vendita tra privati esentasse (ad esempio per le eredità) come l’abbiamo conosciuta fino a ora.
Se siete in regola non vi cambierà nulla, anzi. Da oggi tutti i venditori devono essere registrati e saranno segnalati se si comportano fiscalmente in maniera scorretta.
Ciò vorrà dire meno truffe, meno riciclaggio e meno concorrenza sleale per i commercianti seri. Hai detto niente!
Altri dubbi? Leggi quà sotto!
DAC7 – CHIARIAMO
byu/SeaLead3217 incommercialisti
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FONTE IMMAGINE: Foto AI creata con mindjourney
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