Tre anni fa un giovane Finanza Cafona annoiato nel mezzo della pandemia scriveva questo articolo per spiegarvi come funziona un fondo pensione integrativo.
A distanza di anni quel post ancora tormenta la mia anima da creator.
In poche parole e con uno stile narrativo decisamente grezzo cercai di spiegare la complessa questione della pensione complementare. Rileggendolo oggi vedo quanto era superficiale il mio stile nel trattare temi così importanti con la dozzinalità tipica…

Questa era da infame.
Sorvolerò sulla questione, possibilmente con un caccia dell’aeronautica… ma torniamo al main topic.
Proprio perché mi vergogno da matti del vecchio articolo sui fondi pensione integrativi e visto che ultimamente mi sono informato meglio sul tema (grazie all’amico di Felicità Finanziaria! Love you!) ho deciso di riscrivere una guida ai fondi pensione nel modo più meticoloso e preciso possibile.
Nonostante il mio impegno vi ricordo che non sono un consulente finanziario e sono solo un’anticchia meno ignorante di voi. In calce comunque vi metto un po’ di siti utili per approfondire il tema della pensione complementare.
COS’É UN FONDO PENSIONE COMPLEMENTARE O INTEGRATIVO
Prima di tutto i termini fondo pensione complementare, fondo pensione integrativo o previdenza integrativa vogliono dire esattamente la stessa cosa cioè la possibilità di aprire un fondo pensione il quale andrà a integrare la pensione pubblica.
Il fondo è volontario, potete averla come no, e in ogni momento potete fare variazioni dei versamenti o bloccarli del tutto.
Il denaro messo nel fondo verrà poi investito sui mercati finanziari per generare un rendimento nel corso del tempo.
Ci sono diversi tipi di fondi e grossolanamente possono essere divisi tra:
- Fondo in forma collettiva o di categoria (aperto o chiuso)
- Fondi individuali o fondo pensione aperto
- PIP (Piano Individuale pensionistico)
I primi sono specifici per alcuni tipi di CNNL e vengono spesso proposti dall’azienda in cui si lavora. Non sono quelli più efficienti ma hanno un vantaggio extra.
I fondi individuali invece sono aperti a tutti ma per accedervi dovete muovervi in autonomia scegliendo tra i mille gestori di fondi presenti nel mercato italiano.
I PIP erano una buona idea e si sono trasformati in uno degli strumenti finanziari più cari del mondo, se potete evitateli.
Come un po’ in tutti gli stati del mondo (tipo in America con il 401k o il Roth Ira) in Italia esistono una serie di agevolazioni fiscali che rendono le pensioni integrative un investimento interessante sul lungo termine.
Non è sempre vantaggioso e non vale per tutti, ma è qualcosa che merita lo studio.
I VANTAGGI DEL FONDO PENSIONE INTEGRATIVO
Ci sono varie ragioni per cui può valere la pena fare dei versamenti su un fondo pensione integrativo. I vantaggi della previdenza complementare sono di quattro livelli: aliquota agevolata sugli investimenti e sul TFR, deducibilità dei versamenti e, ma vale solo per certe aziende, contribuzione obbligatoria del datore di lavoro.
ALIQUOTA SOSTITUTIVA AGEVOLATA
Invece delle classiche aliquote IRPEF i fondi complementari hanno una tassazione agevolata al momento del riscatto, determinata dal numero di anni di anzianità nel fondo.
Occhio che anzianità non vuol dire anni di versamenti ma semplicemente da quanto tempo è aperto quel fondo, anche se non contribuite al fondo.
L’aliquota è del 15%, fino al 15° anno di iscrizione e poi diminuisce dello 0,3% per ogni anno aggiuntivo fino a un’aliquota minima del 9%, che si raggiunge dopo circa 30 anni.
A questo bisogna aggiungere che i rendimenti sono tassati ogni anno con aliquote in misura ridotta: 20% per quelli azionari e 12,5% per la parte obbligazionaria.
Considerando che le plusvalenze finanziarie sono tassate al 26% su azioni ed ETF azionari…
IL TFR NEL FONDO PENSIONE VINCE SU QUELLO TENUTO IN AZIENDA
Ogni anno il dipendente matura il TFR, acronimo di trattamento di fine rapporto, per una percentuale pari al 6,91% della propria RAL.
Questi soldi vengono accantonati dall’azienda e consegnati come liquidazione alla fine del rapporto di lavoro con una rivalutazione del 1,5% fisso + il 75% dell’inflazione annuale e vengono tassati con l’aliquota media degli ultimi 5 anni, il cui minimo è il 23%.
Oltre a togliere la vostra liquidazione dalle mani zozze delle piccole PMI italiane se versate il TFR in un fondo pensione integrativo otterrete un bello sconto di tasse, da un massimo del 15% sino al 9% oltre, si spera, un maggior rendimento.
Per aziende sotto i 50 dipendenti si può richiedere lo spostamento del fondo anche del TFR già maturato, in altro caso viene versato solo il TFR successivo alla richiesta.
DEDUCIBILITA DEI VERSAMENTI PENSIONISTICI
I dipendenti di un’azienda possono al momento della compilazione del 730 inserire in deduzione i versamenti fatti nel fondo integrativo durante l’anno fino a un massimo di 5164,57€.
Gli oneri deducibili abbassano il reddito complessivo e, di conseguenza, l’imponibile fiscale su cui vengono calcolate le vostre tasse. In parole povere pagate meno tasse e vi verrà rimborsata una cifra all’incirca pari alla vostra ultima aliquota Irpef.
Diciamo (a cazzo) che avete versato 5000€ nel fondo complementare e l’aliquota è del 28%:
5000€ * 28% = 1400€
Nella busta paga del rimborso del modello 730 vi verranno quindi restituiti 1400€.
A fronte di 5000€ di versamenti previdenziali avrete in realtà messo solo 3600€.
Purtroppo ciò non vale per le partite iva forfettarie. Visto il nostro particolare modello di tassazione per liberi professionisti questi non possono mettere in deduzione i fondi di previdenza complementare,
È vero, si recuperano in parte i versamenti con una detassazione al momento del riscatto ma si perdono grande parte dei vantaggi tipici per un dipendente. Diverso è il caso per le partite iva in regime ordinario invece.
Soliti sfigati noi P.I… ma se siete dipendenti i vantaggi non sono finiti.
CONTRIBUZIONE DA PARTE DEL DATORE DI LAVORO
Nel caso siate dei dipendenti in un’azienda con un fondo pensione in forma collettiva il datore di lavoro potrebbe essere costretto a fare il “match” dei vostri contributi.
Al versamento di una cifra minima il datore di lavoro dovrà versare sul vostro fondo personale una contribuzione pari a una percentuale massima fissata dal contratto, in genere compresa tra lo 0,5% e il 4%.
La percentuale varia perché dipende dagli accordi di categoria.
Eppure vi sento che dite:
“Ma quindi se io verso 500 euro lui ne mette solo 5€ con il suo 1%? Che poracciata!”
No, miei volubili impertinenti a cui è morta l’insegnante di matematica a 7 anni.
La percentuale non è calcolata sul vostro versamento annuale ma sulla vostra RAL (reddito annuo lordo), è un po’ diverso, nevvero?
Però facciamo un esempio così sono più chiaro.
Diciamo che abbiate una RAL di 30k annui e il datore sia costretto a contribuire con l’1%, il minimo scatta quando anche voi avete fatto versamenti pari all’1% della RAL.
Avete deciso di versare 150€ al mese nel fondo (pulciari) e al secondo mese avrete raggiunto quindi 300€ di contributi totali, esattamente l’1% del vostro stipendio lordo.
A quel punto scatta la contribuzione obbligatoria: il datore di lavoro è costretto a versare altri 300€ sul vostro fondo.
Al secondo mese avrete 600€ versati sul vostro personale fondo pensione complementare a fronte di solo 300€ messi di tasca vostra.
Ma non è finita!
Avete presente la deduzione?
600€ * 25% = 150€
Non solo avete 600€ sul fondo, non solo 300€ ve li ha versati l’azienda ma vi beccate pure 150€ di deduzione sulla dichiarazione dei redditi.
Alla fine avrete sganciato appena 150€!
E quei soldi sono investiti eh, maturano rendimenti!
COME VENGONO INVESTITI I SOLDI DEL FONDO PENSIONE INTEGRATIVO?
Il denaro che versate nel fondo pensione genera un rendimento nel tempo perché non viene lasciato a marcire ma è investito in borsa.
Al momento dell’apertura del fondo infatti dovrete scegliere uno o più tipi di portafogli modello tra quelli offerti dal gestore, in generale un mix tra azioni e obbligazioni.
L’offerta è molto varia in quando ogni gestore di fondi pensione ha la sua strategia e i suoi prodotti. La maggior parte dei fondi hanno piani con al massimo il 60% di azioni ma alcuni, come Allianz, offrono piani 100% in stock.
Facendo una sintesi estrema in generale i piani una percentuale più alta di azioni sono considerati più aggressivi mentre quelli con obbligazioni più prudenti. La strategia è quella di avere una percentuale maggiore di azioni quando si è giovani e poi, prossimi alla pensione di aumentare l’esposizione alle obbligazioni nel portafoglio.
Occhio però. Se siete abituati a un broker o a un ETF non pensate che con i FP si investa come su borsa italiana. Voi scegliete solo il tipo di portafoglio e poi non sapete effettivamente quali prodotti ci siano dentro.
Qui purtroppo cominciano a venire i primi nodi al pettine di un fondo pensione integrativo. I gestori infatti non sono tenuti a comunicare come lo gestiscono… perlomeno a voi e anche se fate esplicita richiesta!
Alcuni, tipo Amundi o Allianz, hanno almeno la decenza di comunicare il benchmark di riferimento ma anche leggendo i KIID è impossibile capire cosa facciano davvero con il denaro versato.
L’altro grande problema sono i costi di gestione. È molto difficile trovare fondi che abbiano un TER minore dell’1%, e se hanno in pancia i PIR si hanno prodotti con un rapporto sproporzionato tra costi/rendimento. Esiste però un indice dei costi, conosciuto negli ETF come TER, che nei Fondi pensione si chiama ISC (Indicatore Sintetico di Costo) in quale comprende tutti i costi di gestione del fondo, o quasi.
Potete vedere i costi dei singoli gestori su questo comparatore.
In ogni caso il costo medio di gestione dei fondi pensione secondo l’apposita commissione di vigilanza (Covip) è di:
PIP | FONDI PENSIONE APERTI | FONDI NEGOZIALI |
2,14% | 1,08% | 0,37% |
Invece per quanto riguarda il rendimento medio dei fondi complementari il rendimento delle linee bilanciate degli ultimi dieci anni è di:
PIP | FONDI PENSIONE APERTI | FONDI NEGOZIALI |
4,1% | 4,8% | 5,1% |
Non si dovrebbero considerare i fondi pensione complementare come un investimento, lo so. Anzi è un bene siano conservativi in quanto hanno in mano il vostro futuro, però l’oscurità con cui vengono gestiti non è piacevole.
In generale un fondo pensione è conveniente grazie alle agevolazioni fiscali ma se siete in una situazione ibrida fatevi i conti per bene, ad esempio guardate questo confronto PAC vs Fondo Pensione:
ANTICIPAZIONE, RISCATTI ED EROGAZIONE DEL FONDO PENSIONE COMPLEMENTARE
Andiamo al dunque perché la domanda che vi farete ora è: ma i versamenti quando posso ritirarli? E come? E se ho bisogno di un anticipo come faccio?
Aho, piano con le domande che l’argomento è complesso e pieno di sfaccettature.
ANTICIPAZIONI DEL FONDO PENSIONE
In alcuni casi i versamenti fatti sul fondo pensione possono essere ritirati anticipatamente.
Il come e quando farlo è uguale alla policy del TFR, ovvero:
- Spese sanitarie – In qualsiasi momento a causa di spese sanitarie dimostrabili a seguito di gravi problemi di salute personali o di un famigliare è possibile richiedere il 75% dei versamenti maturati
- Acquisto o ristrutturazione prima casa – Fino a un massimo del 75% della posizione individuale e dopo 8 anni di anzianità per l’acquisto della prima casa per se o per i figli
- Ulteriori esigenze – Fino al 30% e dopo 8 anni di anzianità
Nei primi due casi è richiesta una documentazione che confermi la necessità, nell’ultimo caso no. La tassazione varia a seconda dell’anticipo richiesto, per le spese sanitarie è un aliquota che varia a seconda del periodo di anzianità sul fondo (quindi tra 15% e 9%) mentre negli altri due casi è fissa al 23% (anche se non tutto è tassato tipo i rendimenti e costi non dedotti).
Motivo | % Max | Anzianità | Tassazione | |
Spese Sanitarie | 75% | In qualsiasi momento | Tra 15% e 9% | |
Acquisto o ristrutturazione prima casa | 75% | 8 anni | 23% | |
Altre esigenze | 30% | 8 anni | 23% |
RISCATTO ANTICIPATO
Il fondo pensione integrativo permette anche la possibilità di riscatto anticipato a condizione di una disoccupazione superiore ai 12 mesi.
- Riscatto parziale (50%) – Possibile nel caso si sia disoccupati tra i 12 e 48 mesi.
- Riscatto totale (100%) – Per chi vive un periodo di disoccupazione superiore ai 4 anni o nel caso di invalidità permanente, dimissioni, cambio lavoro o morte dell’intestatario.
L’aliquota del riscatto è la solita determinata dall’anzianità nel fondo. Se però si richiede il riscatto totale per dimissioni volontarie, cambio lavoro o licenziamento l’aliquota è al 23%.
Esiste anche un altra formula di riscatto chiamata RITA. spesso usata come una sorta di F.I.R.E alla matriciana.
Nel caso 10 anni prima del pensionamento si cessi l’attività lavorativa o si sia inoccupati si può attivare questa opzione: i propri versamenti vengano distribuiti con un pagamento frazionato mensile fino alla maturazione della pensione di vecchiaia INPS.
RENDITA VITALIZIA
Se siete ancora vivi dopo questa sequela di informazioni noiosissime, complimenti!
Avete un corpo temprato e arriverete vivi a godervi il vostro fondo pensione integrativo, urrà!
La rendita complementare andrà quindi a unirsi, con dei pagamenti mensili, alla pensione pubblica maturata. Da bravi taccagni starete pensando a che età vi verranno restituiti tutti i versamenti fatti… all’incirca a 90 anni.
Ora ambisco che tutti viviate fino a quell’età ma questo è il motivo per cui molti, al momento della pensione, attivano una clausola di riscatto.
Si può richiedere un riscatto parziale del 50% subito al momento del raggiungimento dell’età pensionabile mentre il 100% del capitale solo tramite un astruso calcolo che non ho capito ma è questo:
Convertendo il 70% della posizione individuale, si abbia una rendita annua di importo inferiore al 50% dell’assegno sociale. […] A titolo indicativo, per superare tale soglia un uomo di 60 anni deve avere oltre 100.000 euro maturati. Una donna di 60 anni deve avere oltre 125.000 euro maturati.
Per evitare di raggiungere certi massimali in molti decidono di aprire più fondi complementari in modo da rimanere sotto la soglia del 50% dell’assegno sociale e poter riscattare pienamente tutte le cifre versate.
PRO E CONTRO DEL FONDO PENSIONE INTEGRATIVO
Come avrete capito da questo mostro immondo di articolo il tema della previdenza integrativa è molto complesso e con mille sfaccettature.
Vista la situazione instabile della pensione pubblica italiana sul lungo periodo può essere un importante investimento sul voi futuro, le numerose agevolazioni poi lo rendono interessante anche sulla questione investimento.
Questo ovviamente per chi è un dipendente, se siete dei liberi professionisti potreste comunque farlo ma senza fruire dei maggiori benefici dati dalla deducibilità dei versamenti. In realtà per i forfettari (ma dovete studiarvela bene) esiste una sorta di compensazione al riscatto: un’esenzione fiscale per i versamenti non dedotti.
Il problema però è che le agevolazioni statali sono delle leggi, e come tali possono essere modificate nel tempo. L’attuale normativa potrebbe non essere la stessa tra 20 o 30 anni.
Un piccola variazione potrebbe rendere meno conveniente aprire un fondo pensione integrativa e questo a causa degli alti costi di gestione che mitigano gli effetti miracolosi dell’interesse composto. Allo stesso modo gli strumenti finanziari utilizzati (che non si conoscono!) hanno dei rendimenti attesi minori di un indice azionario passivo.
A mio modesto parere comunque i dipendenti che a hanno a disposizione un fondo negoziale con contribuzione del datore del lavoro dovrebbero correre a massimizzare questo vantaggio. Si tratta letteralmente di free money, cazzo acchiappate tutto.
Per quando riguarda i miei colleghi partita iva invece fornisco un consiglio. Vale in particolare se siete ancora indecisi sul percorso della vostra carriera.
Seguite il consiglio del Sig. Carlo di Incassaforte:
Aprite un fondo apertom fate un versamento ridicolo e poi lasciatelo così. Se non lo usate amen, se invece un giorno dovreste diventare dipendenti in un’azienda avrete maturato nel tempo anni di anzianità utili per abbassare l’aliquota al momento del riscatto o della rendita vitalizia.
FAQS FONDO PENSIONE INTEGRATIVO E COMPLEMENTARE
QUAL È LA DIFFERENZA TRA FONDO PENSIONE E PENSIONE INTEGRATIVA?
Il fondo pensione è il mezzo per raggiungere un fine, ovvero la pensione integrativa. Con questo termine si intende pensione complementare a quella pubblica garantita dall’INPS.
IL FONDO PENSIONE È DETRAIBILE O DEDUCIBILE?
Deducibile. E c’è una grande differenza tra oneri deducibili e detraibili. I primi vengono sottratti al reddito complessivo e quindi abbassano l’imponibile su cui si calcola l’aliquota IRPEF.
Le detrazioni fiscali non incidono sul reddito ma sull’esborso per un certo tributo.
POSSO DEDURRE I VERSAMENTI SE SONO UNA PARTITA IVA?
No, perché come me sei un povero sfigato. I versamenti ai fondi pensione non sono deducibili dai liberi professionisti, puoi comunque aprirlo ma senza averne i benefit fiscali.
SE SCELGO DI AVERE IL TFR NEL FONDO PENSIONE LO POSSO MANDARE IN DEDUZIONE?
No, se scegli di tenere il TFR dentro il fondo pensione integrativo questo non alimenta il massimale di deduzione di 5164,57€. ma fa un campionato a parte.
POSSO FARE VERSAMENTI SUL FONDO SUPERIORI AL MASSIMALE DI DEDUZIONE?
Si puoi versare sul fondo pensione anche mille miliardi ma solo i primi 5164,57€ potranno essere dedotti sul tuo imponibile.
POSSO FARE UN TRASFERIMENTO DI FONDO PENSIONE?
Si, puoi trasferire i versamenti fatti su un fondo aperto a un altro. La pratica non ha costi di gestione ne di tassazione. Nel caso sia volontaria bisogna aspettare 2 anni di anzianità, se è a causa cambio di attività lavorativa invece è libera.
QUALE LINEA DI INVESTIMENTO DOVREI SCEGLIERE PER IL FONDO PENSIONE?
Generalmente è consigliabile investire in comparti più spinti verso l’azionario quando si è giovani. Questo per aumentare i rendimenti e accrescere il capitale. A 10/15 anni dalla pensione si può invertire l’accumulo con comparti contenti un maggior numero di obbligazioni. Alcuni fondi prevedono l’opzione lifecycle che effettua questa rotazione in automatico.
COSA SUCCEDE AL TFR MATURATO IN AZIENDA?
Nel caso l’azienda abbia meno di 50 dipendenti si può chiedere lo spostamento del TFR in un fondo pensione integrativo. Se invece l’azienda ha più di 50 dipendenti verrà versato solo il TFR maturato dopo la variazione.
POSSO DEDURRE IL FONDO PENSIONE DI FIGLIO O MOGLIE?
Nel caso si abbia un figlio si possono dedurre anche i versamenti effettuati a suo favore. Lo stesso vale anche se si ha un parente o moglie a carico. La cifra deducibile è un massimo di 5164,57€ complessivi.
CONCLUSIONI SULLA GUIDA AI FONDI PENSIONE
Ve l’ho detto mille volte e in questo caso è ancora più importante farlo vista la sensibilità del tema: prendete quello che scrivo sempre con il dovuto raziocinio.
Sono solo un pirla qualsiasi e non un consulente finanziario, al netto che esistano anche consulenti pirla.
Quindi se avete consiglio o notate errori scrivete nei commenti in modo da lasciare la guida perfetta per la pensione complementare al web italico!
Parlando della mia incapacità vi consiglio qualche approfondimento.
Se state cercando un fondo pensione più conveniente potete fare un preventivo su Propensione mentre nel caso vogliate informazioni supplementari, guide o seguire l’esperienza delle community questi sono alcuni link utili:
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FONTE IMMAGINE: Foto di Joey Kyber
Lo scenario ideale è quello di sfruttare il meglio dei due mondi. Personalmente (tra contributo azienda e mio) butto sul fondo negoziale il 7% della RAL + TFR. Poi accantono in un PAC su VNGA60 circa il 16% della RAL per calcolo della servissima. Quindi, nel mio caso, l’investimento pensionistico è 1/3 fondo negoziale 2/3 PAC. Penso/credo sia un buon compromesso.
Verissimo e buon piano il tuo!
Dipende poi molto dalla propensione personale: se si ha paura ad investire meglio andare full sul fondo pensione, almeno così non si buttano soldi in oggetti di consumo.
Ciao e grazie dell’articolo. A questo proposito cosa ne pensi dei problemi che sta affrontando Eurovita? Pensi possa essere un deterrente a tenere i soldi su questi fondi?
Eurovita non c’entra niente con i fondi pensioni perché offre assicurazioni vita, in particolare quelle mascherate ad uso investimento (una follia tutta italiana).
In ogni caso l’ente di Vigilanza si fa valere!
Ciao, grazie per questo ottimo articolo!
Sono un dipendente privato, e leggendo il tuo articolo dovrei decisamente accendere il fondo, visto che anche l’azienda contribuirà.
Ho una brutta domanda. Nel caso la mia vita vada davvero davvero male e debba aprirmi una partita iva, che fine farà il fondo aperto nel CCNL di riferimento?
Bello che il tuo riferimento del male assoluto sia la partita iva, fa piacere 😬
Nel caso tu acceda tramite azienda avrai un fondo di categoria (chiuso in genere). Finché rimarrai in quel settore potrai contribuire e riceverne i vantaggi. Da quello che ho capito se cambi lavoro puoi o lasciarlo così (senza più fare contributi) oppure spostarlo gratuitamente in altro fondo di categoria od uno aperto/libero tipo quelli di Allianz/Amundi.
Non perdi niente diciamo! Anzi alle volte può essere vantaggioso perché sposti il denaro su fondi più efficienti!
Complimenti. Articolo che trovo ben fatto e con le risposte ai classici dilemmi di noi poveri cristi 😄 senza tante cianfrusaglie tecniche! Io ho aderito ad un FIP (sob) nel 2003, all’epoca non ero dipendente ma un favoloso CO.CO.Co e lo sono stata fino al 2019. Inoltre se non ricordo male nel 2003 ancora non si parlava di fondo negoziale, ma potrei sbagliarmi. Ecco ma tra FIP e PIP che diamine di differenza c’è. Mi sento così retrò 😄 Un saluto
Ciao Frá!
Oddio considera che mi hai mandato in pappa il cervello perché io conosco solo la normativa attuale, credo comunque siano simili ai pip.
Sai il gestore a cui ti sei affidata? Se il fondo é aperto puoi comunque spostarti liberamente su altri lidi, prova a vedere sul sito di Amundi Pensione.
In linea generale hai parecchi anni di anzianità maturati, se ottimizzi costi e gestore tra qualche anno potresti avere una bella soddisfazione!
Da quello che leggo la differenza tra FIP e PIP pare essere solo che nel primo caso non c’è l’obbligo di versamento, decido io quanto e quando, nei secondi, anche se possono essere sospesi, si prevede l’obbligo del versamento delle rate. Comunque si, valuterò il trasferimento, ma devo studiarmi bene la cosa, perché, essendo una vecchia polizza , metà del capitale è “investito” in una gestione separata che mi garantisce un tasso minimo del 3% e oggi non esistono più. Ci sto pensando anche per la situazione agonizzante in cui si trovano, appunto, le gestioni separate (vedi il caso eurovita). Mi servirà un consulente.
Ciao 🙌
Si hai ragione forse é solo quella la differenza! Sul tasso minimo occhio perché magari i costi fissi sono del 2.50% annuo e allora ti conveniva un conto deposito 😬
Prima di tutto prova a reperire tutte le informazioni sulla polizza, al netto del consulente e con un po’ di pazienza, puoi fare tutto da te 😉
Secondo te per uno statale che ha giá un pac su etf azionari conviene aprire anche un FPA per beneficiare delle agevolazioni fiscali? In questo caso non c’è possibilitá nè di contributo addizionale del datore nè di spostare il tfr nel fondo
Dipende un po’ dai tuoi obiettivi e dalle caratteristiche del fondo pensione.
Sul lungo periodo un PAC rende di più visto che le plusvalenze son calcolate solo alla vendita, mentre nel fondo pensione é annuale. Il PAC quindi é più efficiente per quanto riguarda l’interesse composto, però se il tuo FP chiuso ha un “TER” basso e non investe in PIP il vantaggio delle detrazioni puo essere goloso perché ti garantisce un gain consistente con le deduzioni!
Hai già avuto modo di informarti sulla questione o parti da zero?