Se siete investitori ogni tanto sentire un leggero friccicore simile alla voglia di scopare di Ulisse al canto delle sirene.
Si chiama tentazione dell’investimento attivo o stock picking.
È quella esigenza di mettere costantemente le mani sul portafoglio di investimento, scegliendo e cercando aziende, movimentando spesso il conto titoli nella speranza di superare il rendimento medio degli altri investitori.
Succede. Anzi succede sempre. Dietro c’è un po’ ego personale, la voglia di fare una scommessa e si, anche un po’ di noia.
Ahimè in media questo modo di gestire gli investimenti non porta a grandi risultati.

Si, abbastanza grazie. A casa tutti bene poi.
Come sapientemente spiegato dall’amico Dedalo Invest la gestione attiva premia pochissimi gestori di fondi. Molti chiudono prima di un decennio e una minoranza poco significativa riesce a battere i risultati dei pari ETF passivi. La gestione è attiva è più costosa, ha una maggiore volatilità e un rendimento molto peggiore della controparte passiva.
Dietro la creazione di questi pacchetti non ci sono deficienti (cioè non sempre) ma esperti dei mercati finanziari. E falliscono nel 90% dei casi.
Nel libro Imparare a Rischiare di Gerd “Gundam” Gigerenzer c’è questo bel grafico in cui è rappresentata la previsione sul tasso di cambio dollaro/euro all’inizio dell’anno da parte di alcune delle maggiori banche di investimento del mondo: Bank of America, Merril Lynch, Bank of Tokyo-Mitsubishi, Barclays Citigroup, Commerzbank, Credit Suisse, Deutsche Bank, HSBC, J.P. Morgan Chase, Morgan Stanley e Société Générale.
I pallini neri sono la previsione delle singole banche, quelli bianchi la previsione media e il quadrato il cambio effettivo.
Tranne che per qualche colpo di fortuna hanno sempre toppato:

Il libro è pieno di esempi di questo tipo, trovate una ricca statistica di questo tipo sui risultati di trader, fondi di investimento e fondi attivi.
Questo dovrebbe già spingerti a chiedervi:
Se una grande società di investimento fallisce come posso io umile stronzo pensare di battere il mercato?
Tutto quello da sapere sugli investimenti lo dice in questo video di 3 minuti Jack Bogle:
Bogle dice la verità. Questo nonostante fosse di parte in quanto co-fondatore di Vanguard ed è il papà del passive investing.
A una persona razionale basterebbe questo post-it mentale per smettere di pigiare tastini sull’app del broker ma lo so, a voi serve una spinta aggiuntiva con qualche consiglio pratico per smettere di fare investimenti attivi.
COME NON FARE INVESTIMENTI ATTIVI E STOCK PICKING
1. CANCELLA LE APP DI INVESTIMENTO
Il consiglio base è quello di eliminare ogni tentazione come bloccare sul pc i siti di notizie finanziarie e cancellare dallo smartphone qualsiasi app di trading.
Facendo così verranno tolte due cose dalla tua quotidianità:
- Notizie in grado di attivare la paura o la FOMO
- Impossibilità a fare movimentazione dei titoli
Lo so, estremo. Se non hai forza di volontà però servono misure rigide. In alternativa potete decidere di accedere a notizie e app solo per 15 minuti al giorno magari in orario di mercati chiusi.
2. AUTOMATIZZARE IL PROCESSO DI INVESTIMENTO
Vi sento già pigolare.
Come faccio a investire se non ho manco un’app attiva?
Automatizzate gli investimenti. I PAC automatici si possono fare su Directa, Fineco oppure Trade Republic. Il funzionamento è sempre lo stesso:
- Andate sull’home banking e settate un bonifico ricorrente verso il conto titoli
- Sul broker definite in quali ETF, la data del pac (inizio o fine mese) in quale quantità o cifra. Insomma settate il PAC automatico
- Dai un occhio il primo mese se tutto è andato bene in caso contrario sistema il processo
Fatto tutto? Ottimo! Dimenticati della cosa per un paio di anni e prosegui con la tua vita.
3. TROVARSI UN HOBBY O UNA… PASSIONE PIU SODDISFACENTE
Molto di rado le soluzioni ai problemi possono essere risolte con razionalità.
Cioè lo potreste fare. Anzi sarebbe meglio. Siamo però creature di carne, ossa e lamenti non dei robot senzienti. I problemi si mescolano con debolezze personali, insoddisfazione e noia, si cronicizzano e il problema diventa un’ossessione.
La tentazione di fare stock picking mettendo le mani continuamente negli investimenti pensando di fare meglio degli altri può diventare una malattia.
Trovate qualcosa di meglio da fare. Tipo quello che ho consigliato a Rosario nella puntata 12 di Too Big To Fail:
Mi sono autoquotato. Si tratta ormai di follia egomaniaca?
Rosario perdonami, sei solo la povera vittima della mia stupidità. C’è roba molto più bella da fare nella vita che guardare i grafici della borsa mondiale.
Optate per quelle cose.
4. ACCETTARE DI ESSERE INERMI
Può una goccia d’acqua fermare un maremoto?
No.
Spoiler: la goccia siamo noi investitori.
Si tratta di una lezione difficile da accettare eppure nessun investitore, anche uno potente come Warren Buffet, ha il pieno controllo del mercato finanziario.
Le unici fattori controllabili sono quelli relativi a noi:
- Le nostre reazioni ai ciclici alti e bassi dei mercati
- Costruire preventivamente una corretta asset allocation
- Perseguire una strategia coerente con i nostri obiettivi
Reagire a un evento è quasi sempre inefficace in quanto dettato da una reazione emotiva. E pure su quelle “calcolate” ci sarebbe da discutere.
Indovinate poi? Il modificare il piano spesso peggiora pure la situazione!
5. DARSI DELLE REGOLE
Lo stock picking non è necessariamente malvagio.
Se siete convintissimi, vi piace, lavorate nel settore o pensate davvero che quell’azienda avrà successo beh, investiteci! La maggior parte di voi ci andrà in perdita!
Ci credete davvero tanto? Almeno datevi delle regole. E questo sopratutto se lo fate per noia o perché siete degli ingegneri pazzi che pensano di aver compreso tutto del mondo tramite un algoritmo messo su GitHub.
Qualche esempio:
- Massimo il 5% di fun money nel portafoglio
- Mettere uno stop loss al -25%
- Fissare una cifra fissa con la quale fare picking aumentabile solo grazie a eventuali guadagni nel trading
- Se ottenete un buon gain destinate parte della cifra per rimpolpare gli investimenti principali
- Nel caso di regime dichiarativo mettete sempre da parte i soldi delle tasse
CONCLUSIONE SU STOCK PICKING E INVESTIMENTI ATTIVI
In un’intervista Morgan Housel ha detto che dice che la migliore caratteristica per un investitore è “non avere la Fomo”
Non avere il timore di stare perdendo un’occasione e il non avere pentimenti nell’essersi lasciati qualcosa indietro vuol dire acquisire una certa maturità.
Un dote del genere l’avete probabilmente dalla nascita. Curiosamente anche la tendenza a “rischiare” eccessivamente sembra ereditata. Nel libro L’era della Dopamina di Anna Lembke sono presenti i dati di alcuni studi i quali dimostrato come i figli di persone a basso reddito o dipendenti dal gioco d’azzardo siamo più soggetti a fare scommesse rischiose.
Genetica, caso e predisposizione naturale potrebbero formare alcune vostre tendenze a tentare il colpaccio. Tutti questi fattori però non sono deterministici, è nelle vostre mani scegliere la strada più coerente per voi. E, nel caso, anche mettere una pezza alle tendenze più pericolose della vostra natura.
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