Molti lettori di lunga data avranno notato che non ho mai parlato di P2P lending nonché delle varie piattaforme che prevedono prestiti tra privati, se non per qualche sporadica citazione.
Questo nonostante abbia ricevuto (e riceva) mail che mi invitino a promuovere nuove piattaforme di P2P lending e che, trallaltro, mi offrono golosissimi referral. Offerte che io rifiuto per fare un dispetto ad alcuni “colleghi” e perché sono un coglione che ha fatto le scuole cattoliche.
Il motivo è presto detto e deriva dalla mia particolare valutazione su questo tipo di investimento:
Il P2P lending sarebbe pure un’idea interessante.
Questa modalità permette di chiedere direttamente un prestito a dei soggetti privati, bypassando i rigidi controlli bancari in cambio di un tasso di finanziamento più alto rispetto alla media.
Un’ attività di impresa nuova, soprattutto in un periodo di rubinetti chiusi, può riscontrare infatti notevoli problemi nel farsi concedere un prestito. Ancor di più se in tempi brevi.
Il P2P lending sopperisce a questa mancanza in quanto:
- Aiuta a prendere un prestito alle imprese
- Garantisce un migliore rendimento agli investitori
- La piattaforma si propone come garante del prestito
Insomma tutto molto bello concettualmente, vero?
PRESTITO ALLE IMPRESE CON P2P LENDING
Nella prima parte di storia del P2P lending le piattaforme facevano una seria scrematura nei prestiti da proporre agli iscritti.
Le aziende venivano vivisezionate per capire se:
- Il prestito fosse sostenibile
- L’azienda fosse vera e in un paese reale
- L’ammontare del collaterale (fondi aziendali e capitale dei proprietari)
Se passava i test allora si poteva accedere alla richiesta prestito in piattaforma. Le conseguenze sono facili: gli investitori gioiscono perché ricevono i loro alti interessi e le piattaforme, mano mano, diventano sempre più famose.
La fama porta nuovi clienti ma il grosso problema è trovare aziende valide che sono disposte a pagare alti interessi per l’indebitamento.
Le banche saranno pure stronze, ma non stupide.
Gli intermediari finanziari, anche se non vedono uno storico del credito credibile, il prestito ve lo danno se le prospettive di business sono interessanti.
E lo fanno chiedendo interessi ben minori del P2P lending.
Per non farsi sfuggire gli sghei dei nuovi investitori, le piattaforme P2P lending sono quindi diventate meno “rigide” (tutte le volte che vi fottono c’è sempre questo aggettivo in mezzo) nella selezione dei progetti finanziabili.
Cosa può succedere di male a dare i finanziamenti a cazzo di cane?
RENDIMENTO PER GLI INVESTITORI
Se dai titoli incominciate a sentire l’odore di un dopobarba italiano degli anni ’20 (traduzione: Schema Ponzi) sappiate che ogni riferimento non è casuale.
Il principio alla base dell’alto rendimento è che se una banca tradizionale non vuole darti i soldi il tuo business è rischioso e per avere un finanziamento devi pagare più soldi.
Allo stesso modo un investitore all’aumentare del rischio pretende una maggiore remunerazione, come sappiamo questo è un principio fondamentale dell’investimento.
Un principio sacrosanto a cui, ogni investitore e imprenditore, deve sottostare.
Il vero problema è quando la piattaforma:
- Offre interessi a 2 cifre in periodi di tasso d’interessi a 0 (quindi accesso al credito per tutti)
- Vengono proposti investimenti indicizzati all’inflazione
- L’investimento non può essere chiuso in anticipo in quanto sono previste delle clausole di recesso e perché prima deve essere venduto a qualche altro investitore
- Agli influencer viene “donato” un interesse extra sugli investimenti dei presentati (tipo questo che promuoveva il P2P ma guadagnava solo dai referral)
Un po’ troppe trappolette, no?
LA PIATTAFORMA É IL VOSTRO GARANTE
La piattaforma è l’intermediario tra chi chiede il prestito e l’investitore che mette il proprio denaro.
Il vostro intermediario via accompagna per tutto il progetto, dalla spiegazione, sino a seguirne la sua evoluzione e nel risolvere dubbi o problemi temporanei.
In quanto intermediario la piattaforma dovrebbe essere un:
- Garante dell’onestà dell’investimento
- Proporre progetti validi
- Sopperire e risolvere eventuali truffe sulla piattaforma con un collaterale, assicurazione o tramite un fondo interbancario
- Essere presente nel caso di problemi
- Usare un linguaggio chiaro e che spieghi il rischio d’investimento
- Rispettare i contratti posti in essere e non scomparire
Insomma vi devo fare un lungo pistolotto o capite da soli che ognuno di questi punti è stato tradito?
Mi sa che lo sapete già e lo dice persino Mr Cheese. Uno che ha investito e sponsorizzato questo investimento per anni e da tempo sta chiudendo tutte le sue posizioni.
CONCLUSIONI SUL P2P LENDING
Come avrete intuito sono un tipo particolarmente conservatore col denaro perché non amo farmi fottere. Questo forse non mi permette di cogliere grandi occasioni ma anche di limitare le sole.
Al netto di tutto credo che il P2P lending sia una grande idea bruciata da una serie straziante di truffe. Truffe spinte anche da una legislazione lenta nel regolamentare queste piattaforme.
Si ok, ultimamente ce ne sono di serie e trovare gli scam è ormai facile, ma perché rischiare?
Prendetevi tempo, valutate correttamente le cose e andate su cose più “sicure”, vah.
P.S: Il primo che mi scrive “Io ho investito in quella società che è fallita ma ci ho guadagnato”, lo meno. E’ l’esempio perfetto di una truffa.
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FONTE IMMAGINE: AIDAN JONES – WIKIMEDIA
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