Ciao! Sono Sebastian Di Primio e sono un consulente finanziario autonomo (indipendente). Qualcuno di voi mi conoscerà per i video sul tubo, sono l’ex volto di financedrip! Ora ho un canale mio, lo trovi qui.
Io ed il sig. Cafone condividiamo la passione per il risparmio, la trasparenza e gli strumenti finanziari a basso costo, quindi perché non parlare di quello col costo di gestione migliore di tutti?
Nell’articolo di oggi vi parlo di obbligazioni, ma non i soliti ETF, parliamo di bond picking!
La maggior parte degli investitori non ama particolarmente il rischio e pertanto include in portafoglio obbligazioni, nel sceglierle il cardine è solitamente rappresentato dai titoli di stato europei. Questi hanno una buona decorrelazione con l’azionario fornendo bilanciamento e resilienza al portafoglio, non hanno rischio valuta e presentano inferiore volatilità e rischio specifico.
Ma perché un investitore dovrebbe scegliersi da se i titoli di stato invece che acquistare un comodo ETF con dentro un paniere diversificato di obbligazioni?
Per un sacco di buone ragioni!
5 MOTIVI PER SCEGLIERE OBBLIGAZIONI SINGOLE
1. FISSARE OBIETTIVI DI RENDIMENTO
Mettiamo caso che hai come obiettivo comprare un’auto tra 5 anni. Prevedi la spesa in anticipo ma non vuoi lasciare marcire il denaro sul conto (peggio con la tentazione di spenderlo) e ti serve un investimento a bassa volatilità e con un rischio mitigato.
Puoi optare per un conto deposito oppure investire in obbligazioni.
Scegliendo l’etf, se tra 4 anni per una qualsiasi ragione i tassi vengono alzati dalla banca centrale il tuo ETF potrebbe sprofondare sotto il prezzo di acquisto portando a zero i tuoi guadagni e, anzi, anche con il rischio di andare in perdita. Un’alternativa potrebbe essere scegliere ETF con una durata molto bassa o monetari, i quali sono più resilienti ai tassi ma nella maggior parte delle situazioni rendono meno di un titolo a 5 anni.
Se acquistassi invece singoli titoli con scadenza 5 anni, avresti la “garanzia” di riavere in mano il capitale a tal data. Infatti devi solo aspettare la scadenza dell’obbligazione per ricevere tutti i soldi prestati, oltre agli interessi ricevuti nel mentre (che schifo non fanno). Quindi hai realizzato il guadagno previsto indipendentemente da quello che decide di fare la BCE.
Questo vale come esempio per obiettivi di medio termine, nulla ti vieta di scegliere titoli con scadenza ad hoc per obiettivi più o meno lunghi (ad esempio prenderne in scadenza a giugno dell’anno successivo per pagarci l’IRPEF). E diciamolo, anche nel caso degli obiettivi lunghi o molto lunghi, non è affatto detto che l’investitore voglia o possa investire tutto in azionario.
2. EFFICIENZA FISCALE E MINUSVALENZE
È cosa ormai nota che gli ETF non possono compensare le minusvalenze. Al di là del lamentarsi di questa idiozia fiscale quello che possiamo fare noi bravi investitori retail è includere in portafoglio strumenti efficienti.
Il modo più sicuro per farlo è l’utilizzo di obbligazioni investment grade. Anche se le cedole non compensano le minus, la differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di restituzione alla scadenza del bond è compensabile!
In gergo si dice acquistare sotto la pari ovvero comprare obbligazioni a meno di quanto ti verrà rimborsato.
Quindi se da un lato un ETF con durata media 3 anni ha simile rendimento atteso di un’obbligazione a 3 anni, la possibilità di sceglierti la seconda in modo “tattico” può generare un extra ritorno per via dell’efficienza fiscale.
3. PIANIFICAZIONE DEI FLUSSI DI CASSA
Scegliere singole bond ti dà il massimo controllo circa i flussi di cassa.
Questi possono essere utilizzati per investire in altri strumenti o altre necessità dell’investitore, comprese birre e bollette.
Faccio un esempio pratico per spiegarti al meglio la questione:
- Investitore maturo
- Elevato capitale (ben oltre 500K)
- Profilo di rischio prudente.
Su capitali del genere non è certo un problema diversificare a lotti da 1000 risparmiando così uno 0,20% di TER… sossoldi!
Il basket di obbligazioni per forza di cose gli fornirà delle cedole. Queste potrebbero essere reinvestite a PAC in un asset più volatile e rischioso. Questa strategia permette all’investitore di vivere serenamente sapendo che “il grosso” del capitale è al sicuro, e il PAC sullo strumento volatile viene foraggiato senza attingere da fondi “propri” o disinvestimenti, ma solo dalle cedole ricevute.
Alla classica obiezione “si ma puoi fare lo stesso con un ETF ad accumulo vendendo quote” rispondo che questa massima non tiene conto di una serie di caratteristiche personali dell’individuo:
- Le commissioni di transazione. Non tutti utilizzano broker low cost, alcuni investitori mai si sognerebbero di spostarsi dalla banca. 20€ per operazione una volta al mese non la rende un operatività economica. Nel caso potrebbe vendere ogni 3 mesi cifre maggiori ma si troverebbe della liquidità ferma per mesi senza generare interessi perciò vanificherebbe l’ottimizzazione data dall’accumulo.
- Non tutti gli investitori hanno tempo o voglia di effettuare continue vendite, farlo come si deve significa calcolare volta per volta il bilanciamento. La distribuzione può fornire una certa “peace of mind” anche se non ha la massima efficienza possibile
- È buona pratica guardare il meno prossibile i propri investimenti. Ancora meglio è evitare di mettere le metterci mani e fare continua movimentazione.
4. RIDUZIONE DEL RISCHIO SISTEMICO
Prendiamo a solo titolo di esempio due ETF popolari su “governativo europa” cioè SEGA e VGEA. Di quest’ultimo ecco l’esposizione per paese sui titoli di stato di tutto il paniere:
In questo caso abbiamo i primi 5 paesi che occupano praticamente il 60% del fondo, con gli altri a contendersi le briciole.
Diversi paesi sono del tutto insignificanti e non impattano sul rendimento nè contribuiscono a ridurre il rischio sistemico del fondo. L’esempio del Portogallo all’1,21% se comparato alla Francia che è 25% del paniere dice tutto.
Vediamo la composizione di SEGA:
In questo caso i primi 5 emittenti salgono ad oltre il 70% e valgono gli stessi ragionamenti di cui sopra.
Un investitore che fa bond picking avrà ben poca difficoltà a replicare se non diversificare ancora di più gli emittenti rispetto all’ETF. Basterebbe anche solo equipesare diversi paesi, senza dover necessariamente adottare strategie complesse.
Inoltre fare questo percorso è facile: è tutto disponibile sul MOT (Borsa Italiana).
5. ADERENZA ALLA STRATEGIA
Sempre considerando di applicare una diversificazione per emittente più ampia di un ETF, la possibilità di scegliere paesi e proporzioni può andare incontro a diversi obiettivi di investimento e preferenze strategiche.
Un investitore prudente potrebbe avere più attenzione verso la sicurezza che al rendimento quindi potrebbe optare per un paniere di obbligazioni statali dal buon rating, tipo: Germania, Francia, Olanda, Belgio, Paesi Bassi, Austria, UE, Irlanda.
Per gestire i pesi di distribuione la strategia potrebbe essere:
- Equal Weight: tutti hanno la stessa percentuale. Massima Semplicità.
- Quality Weight: ordinando i paesi per rating ed applicando un criterio proporzionale.
Al contrario, un investitore aggressivo che preferisce abbondare col rendimento, potrebbe investire in un paniere composto da: Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Polonia, Grecia, Romania, Finlandia.
E finiamo con l’investitore bilanciato che ha come obiettivo finale avere titoli ben diversificati, evitando di eccedere con la prudenza e col rischio. A questo punto si va a comporre un mix tra i due gruppi sopra indicati, magari prestando maggior attenzione a prezzo e cedola.
In tutti e 3 i casi, se non si hanno obiettivi con una data di “scadenza” è possibile sfruttare i tassi alti per acquistare obbligazioni più lunghe e garantirsi il tasso alto più a lungo, mentre in caso di tassi a zero è il caso di optare per scadenze corte in modo da evitare rialzi dei tassi.
C’è però anche una terza via. Si chiama “Scaletta di obbligazioni” o “Bond Ladder” per gli anglofoni.
COS’È LA SCALETTA DELLE OBBLIGAZIONI?
Mettiamo caso uno voglia in portafoglio titoli di stato europei con una scadenza media di 5 anni, così da non essere troppo suscettibile ai tassi ma al contempo senza eccedere al ribasso.
Si potrebbero quindi acquistare 10 titoli di stato diversi seguendo appunto il ritmo di una scaletta; uno che scade tra un anno, uno tra due, uno tra tre etc
Così facendo è come comporre un piccolo ETF (a TER zero). Quando l’obbligazione più corta scade, una volta all’anno, si prendono i soldi incassati e si compra una nuova obbligazione a 10 anni.
Facendo così le obbligazioni avranno sempre la stessa scadenza media perché saranno sostituite come farebbe un emittente di ETF ma senza i costi di gestione e i limiti degli ETF obbligazionari (che vendono le obbligazioni in pancia prima della scadenza):
Il “lavoro” è minimo. Un’unica operazione all’anno in acquisto, roba da 5 minuti.
Qualora si avvicinasse una data importante per un disinvestimento potresti reinvestire riducendo la scadenza massima, qualora avessi emergenze improvvise potresti vendere le più corte, che presumibilmente saranno vicine a 100 per via del rimborso a breve.
CONCLUSIONI SUL BOND PICKING
In questo breve articolo ho cercato di illustrare i principali motivi per cui prediligo (quasi) sempre il bond picking piuttosto che affidarmi a un indice.
Questa flessibilità può aiutare chi ha le giuste competenze a personalizzare una parte fondamentale del portafoglio, adattandola al meglio ai propri obiettivi.
Specifico che ho trattato di titoli di stato europei investment grade per un motivo! Il mondo obbligazionario è ampio e diversi generi di obbligazioni meritano considerazioni ad hoc.
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