E si anche le Fintech hanno le loro debolezze.

Ci siamo illusi che fossero diverse, che facessero gli interessi dei millennial, che avessero finalmente capito come rinnovare uno stantio mercato bancario.

In gran parte ciò è vero, ma lo scandalo di Wirecard sta dimostrando che il sistema ha delle falle enormi.

Wirecard è (anzi era) uno dei più grandi intermediari bancari d’Europa e che ha permesso a tantissime Fintech di avviare i loro progetti in quanto gestiva l’architettura per i pagamenti bancari.

In grande sintesi è la società che ha “prestato” alle fintech l’autorizzazione per rilasciare carte di debito e di pagamento.

Wirecard era considerata un gioiello della borsa tedesca (uno dei 30 titoli più quotati della borsa tedesca), il futuro bancario d’Europa e della Germania.

In questi giorni di Wirecard si è scoperto che ha ciclicamente falsificato i suoi dati di fatturato, che la sua architettura era a livello di mondezza e il suo CEO (e fondatore) è in galera.

Il titolo azionario è crollato dell’95%, le sue licenze saranno revocate e probabilmente la società fallirà. Sicuramente verrà delistata dai titoli del DAX.

 
perché wirecard è fallita
Ma questo che c’entra con le altre Fintech?

C’entra eccome.

Primo perché Wirecard era il modello imprenditoriale di riferimento, secondo perché era la piattaforma su cui si appoggiavano gran parte delle fintech europee, ad esempio:

CURVE

Curve si appoggiava ai sistemi di Wirecard e per qualche giorno è stata inutilizzabile a tutti i suoi clienti.

Essendo forse la fintech più originale sul mercato si erano già mossi per tempo e sono tornati attivi in pochi giorni appoggiando le proprie transazioni su Mastercard.

SISAL PAY

Per chi è possessore delle carte prepagate Sisal Pay la cosa invece è differente.

Il crollo di Wirecard non era stato preventivato e al momento tutti i possessori si trovano in un limbo di bestemmie. Sembra che la società a breve si appoggerà a Banca 5 del gruppo Intesa, ma le date non sono ancora chiare.

Sisal Pay si è comunque presa in carico di risarcire i clienti.

SOLDO

La fintech per le aziende si appoggiava su Wirecard. Al momento non si sa come farà per continuare a operare. (AGG. Hanno già sistemato tutto, bravi!).

I DANNI CAUSATI DA WIRECARD SUL MODELLO FINTECH

Il problema del crollo di Wirecard non è un unicum.

Anche le banche falliscono e noi italiani lo sappiamo bene.

Il problema è nel danno che porta all’intero sistema!

  • IMMAGINE – Il claim di Revolut “Beyond Banking” risulta a questo punto ridicolo. Le fintech sembravano differenti ma, a quanto pare non è così, sono uguali alle tradizionali banche e soggette alle stesse forme di truffe e scandali. Questo è un danno non facilmente ricucibile in breve tempo.
  • EFFETTO DOMINO – Quando un’azienda di un settore fallisce, e soprattutto fallisce così male, si porta dietro tutto il settore. I controlli sulle fintech diventeranno più intensi e, in generale, il livello di attenzione mediatico sarà più solerte nel vederne le criticità. E nei clienti sorgerà il dubbio: e se la prossima a fallire è quella in cui ho i miei soldi?

E fidatevi, le fintech generano tanti dubbi.

In generale le piattaforme italiane appaiono più solide perché si appoggiano su banche con una lunga storia ma sulle quelle internazionali, in cui ci sono sistemi economici iper de regolarizzati, ci sono tanti punti oscuri.

Ne cito solo alcuni:

 

BREAK EVEN POINT

A parte Starling, che nel 2019 aveva comunicato di poter raggiungere il break even point quest’anno (dubito che ci siano riusciti visto il Coronavirus), nessuna fintech ha attualmente raggiunto questo risultato.

Per chi non lo sapesse il break even point è quando i costi sono pari ai guadagni.

Ogni azienda deve o guadagnare o almeno andare in pari, ma per il CEO di N26  “riteniamo ci sarà redditività, non puntiamo ad essere profittevoli”

START UP

Il modello delle fintech è sostanzialmente quello delle start up.

In previsione di un futuro enorme guadagno (ad esempio con la quotazione in borsa) investitori privati mettono i loro soldi in nuovi progetti imprenditoriali. Il dato storico sulle start up è che tra il 75% e i 90% falliscono.

Ricordatevi che nelle fintech mettete i vostri soldi non le vostre foto con i gattini.

FINANZIAMENTO

Per finanziarsi le fintech, essendo sempre in passivo, ricorrono a investimenti di privati, di gruppi bancari e al crowfunding.

Vista anche la situazione economica instabile il rischio nelle fintech è che diventi un prestito a fondo perduto e serva semplicemente per tamponare le falle in vista di tempi migliori.

Se pensi che sia una bolla beh, è un tuo pensiero, io non l’ho detto.

NUOVI PRODOTTI

Un po’ tutte le fintech riempiono la loro app di nuovi prodotti (oppure di nuove carte speciali).

Ad esempio Revolut è quasi bulimica nei nuovi prodotti offerti: ogni mese aggiunge un nuovo tipo di servizio (acquisto bitcoin, acquisto azioni, frazione di azioni, assicurazioni di tutti i tipi, rateizzazione, etc).

Generalmente quando una società aumenta costantemente i prodotti offerti è perché deve raccattare soldi e quindi amplia l’offerta per raccogliere più target possibili.

Non mi sembra un buon segno.

COSTI

Quando i prodotti premium diventano troppo cari c’è un problema.

Si alzano i prezzi per rendere redditizia l’azienda. In realtà questo è anche il segno del modello Apple che vende prodotti di massa facendoli percepire come prodotti di elite.

Le carte Metal ne sono l’emblema, ma come ho già detto più volte non valgono il prezzo che costano.

POLICY DUBBIA

Spesso alcuni costi sono nascosti o scaricati in mano ai clienti.

Le fintech, che dovrebbero rendere più semplice la tua vita, spesso te la complicano. Se investi con Revolut e Oval Money (ma è in atto il cambiamento) ad esempio la patata della dichiarazione dei redditi passa a te con il regime dichiarativo.

Il regime amministrato, offerto da tutte le banche italiane, è molto meglio. In generale i costi di gestione sono spesso nascosti (tipo il pagamento del bollo sui conti tedeschi di N26), col tempo si scoprono piccoli balzelli e le società su cui si appoggiano generano dubbi.

E non parliamo poi del servizio di assistenza.

LAVORATORI

Uno pensa che una società nata da giovani capisca le sue esigenze e si prodighi per migliorare la loro vita. Non è così.

I dipendenti di Revolut devono vivere a Lisbona, Varsavia o Vilnius e sono pagati con il salario minimo di 800€ circa. E quando l’azienda va in crisi vengono licenziati in 30 minuti.

CONCLUSIONI

Capite che i dubbi sono tanti.

Chi si è registrato a qualche fintech negli ultimi 2 anni aveva motivi validi per farlo.

Le banche tradizionali erano fatte per i nostri genitori, le app erano terribili, l’assistenza troppo lenta e le nostre esigenze poco considerate (carte da usare online, costi bassi, nuovi servizi generazionali, etc).

Ma in due anni le banche tradizionali sono al passo con i tempi e spesso sono addirittura migliori delle controparti “giovani” (vedi Che Banca, Widiba o Illimity).

Sono insomma riuscite a unire la solidità bancaria tradizionale con le nuove innovazioni finanziarie.

E soprattutto un servizio di assistenza migliore e che non sia fatto solo da un bot su messenger.

Non vi voglio spaventare, non credo che tutte le fintech falliranno a breve ma questa situazione complessiva non è limpida.

 Noi dobbiamo proteggere i nostri risparmi ed è giusto fare delle scelte consapevoli.

Visti tutti questi punti deboli: perché affidare tutti i vostri risparmi e sudati guadagni a delle entità con tante zone grigie?

Usatele per quello che vi servono ma usatele al massimo come conto secondario.

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Sull'autore

FinanzaCafona

Founder & Editor

Sono un povero come te che scrive la maggior parte degli articoli di questo blog. Non mi dare troppo retta perché sono un fesso senza studi economici o finanziari però, se vuoi, puoi amarmi.

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