Un chiacchiera sugli investimenti finanziari con una amico mi ha messo un tarlo in testa: ma perché gli italiani investono così poco?
Ho rimuginato sul tema per giorni e alla fine ho sviluppato alcune considerazioni alla base di questo articolo.
Oh sia chiaro! Nell’articolo non troverete studi meticolosi, citazione di fonti, tentativi di rendere logico e razionale il teorema o di dargli alcuna dignità scientifica.
Tutti motivi per cui rischio di ricevere il tesserino da giornalista ad honorem.
Avendo avuto una terribile esperienza lavorativa nel giornalismo e temendo con tutto il cuore di venire effettivamente contattato porto subito un po’ di dati per scongiurare il rischio.
Il report annuale della Consob (l’ultimo è del 2021) dice che:
- Gli italiani sono degli ottimi risparmiatori
- Pochissimi fanno un budget
- Un numero risibile di persone ha un progetto di pianificazione finanziaria
- Il livello medio di competenza in materia di finanza personale è bassissimo
- Solo il 34% degli italiani ha investimenti finanziari
Il report sottolinea come l’interesse e la competenza nella finanza personale stia crescendo anche se a un ritmo molto lento.
Ma come investe quel 34% della popolazione?
Praticamente il 70% investe in titoli di stato: il mattone italico della finanza!
Al netto dell’illusione di avere investimenti sicuri (pura illusione) quali sono i motivi per cui gli italiani sono così poco esposti sul mercato azionario?
Io ho qualche teoria del cazzo e la butto … un attimo che mi chiamano al telefono!
IL TRAUMA DEGLI ANNI DUEMILA
In tutti gli anni ’80 e ’90 la ricchezza degli italiani era notevole.
Generalmente un eccesso di ricchezza (la piramide finanziaria) spinge le persone a provare nuovi metodi per aumentare il capitale. Inutile dire che questo vuol dire fare investimenti finanziari.
Ed è esattamente quello che fecero i nostri nonni e genitori!
Investire però non era facile come ora e comportava diversi problemi:
- Investimenti possibili solo tramite intermediario e banca (e manco in tutte!)
- Alti costi commissionali
- Rischio non solo di mercato ma anche di valuta
- Svalutazione della lira
- Assenza di testi e informazione libera sulla finanza
- Difficoltà d’investire in titoli esteri
Per ovviare a tutti questi problemi “tecnici” gli italiani investirono massicciamente in titoli azionari nazionali producendo una scarsa diversificazione del capitale.
Ma d’altronde l’Italia cresceva a ritmi sostenuti, nascevano nuove aziende e possibilità di business.
Perché non avere fiducia nelle nuove Spa italiane?
Ecco, diciamo che le aziende italiane (nuove e vecchie) non andarono benissimo.
Si si lo so. Volete dirmi che porto sempre come esempio di disastro Tiscali.
Facile parlare di un’azienda passata da un picco di quasi 4000€ fino 60 centesimi ad azione!
E il resto come era? Magari è andata meglio!
Di queste sopravvivono e sono ancora in borsa italiana Prima Industrie e Tiscali (si fa per dire). Opengate, Tecnodiffussione e Gandalf (che nome fichissimo) sono fallite, mentre Poligrafica San Faustino ha fatto delisting nel 2021. A 7€ ad azione.
Praticamente Tiscali è stata un successo in quanto almeno non è fallita!
Questi crolli non furono causati dalla grande recessione del 2008 ma dalla Bolla della dot com.
Il livello di follia speculativa in Italia nel periodo era tale da rendere normale un +200% al giorno o avere TUTTO il listino sospeso dalle contrattazioni per eccesso di volatilità.
La dotcom fu la fine della propensione italiana agli investimenti finanziari e ha traumatizzato un’intera generazione.
Quella sfiducia però poteva rimarginarsi col tempo, sennonché arrivò la crisi del 2008.
Nella dotcom vennero investiti dei risparmi extra, soldi che potevano essere accettati come perdita.
Il 2008 invece andò a colpire la stessa sopravvivenza economica delle famiglie causando:
- Perdita di lavoro
- Impossibilità di ripagare debiti e mutui
- Instabilità politica (cioè più della normalità italiana)
- Generale decrescita economica del paese
Tutt’ora l’Italia non ha pienamente recuperato i livelli economici pre 2008.
Capite ora perché tutta la generazione dei baby boomer ha paura ad investire e cerca investimenti sicuri?
ANALFABETISMO E ANALFABETISMO FINANZIARIO
Se parlate con la gente per strada e siete minimamente svegli avrete capito di non essere circondati da dei cloni di Leonardo da Vinci.
Con un po’ di egocentrismo avrete anche pensato di essere più intelligenti della media.
Ecco, in effetti è vero… ma perché la media è bassa:
- Il 63% della popolazione ha una conoscenza di base della finanza assente o insufficiente. Nelle classifiche mondiali siamo dietro allo Zambia ovvero al 63imo paese al mondo
- Penultimi in Europa per numero di laureati: 29% della popolazione
- 0,6% della popolazione totalmente analfabeta (non sa leggere ne scrivere)
- Secondo i dati OCSE PISA del 2015 il 20,3% della popolazione è analfabeta funzionale grave (a malapena sa capire concetti) mentre il 25,4% degli italiani è in grado di riconoscere il concetto principale di un testo semplice.
Tutte queste classifiche ci dicono che siamo più vicini a uno stato del terzo mondo piuttosto che ai livelli di un paese occidentale.
La scarsa comprensione di testi complessi è un grave problema quando si parla d’investimenti finanziari. Vuol dire che quasi metà della popolazione italiana non è in grado di capire e interpretare determinate informazioni.
Fattore che, forse, spiega perché Finanza Cafona ha così tanto seguito!
LOGICA AGRARIA E CULTURA UMANISTICA
Al netto dell’analfabetismo finanziario bisogna considerare da dove è partita l’Italia alla fine della seconda guerra mondiale: paese agrario, povero e semi distrutto.
Considerando la sua evoluzione nella seconda metà del ‘900 il miglioramento delle condizioni economiche, sociali e di vita è incredibile!
Il problema è che la mentalità italiana non ha seguito l’evoluzione del paese.
Ho come la sensazione che la mentalità agraria de “i soldi sotto la piastrella”, “la casa è sempre il miglior investimento” o de “l’oro è sempre una certezza” sia rimasta consolidata nella mente delle varie generazioni al netto di un miglioramento del grado d’istruzione.
Con mentalità agraria intendo quella condizione di costante incertezza sul futuro.
Un contadino non sa come sarà il prossimo raccolto ed è il primo ad essere derubato, con annessi calci nel culo, dalle truppe d’occupazione.
É chiaro perché un contadino cerchi di capitalizzare i suoi guadagni in qualcosa di concreto:
- Le banconote vengono risparmiate per le emergenze
- La casa permette di avere comunque un posto dove vivere
- L’oro è la storica valuta di riserva per i collassi statali
- I beni vengono nascosti in lungo privato per evitare rapine e furti
Questa sorta di pessimismo atavico si è sedimentato nella coscienza collettiva.
Anche se la società e i rischi sono cambiati gli italiani continuano ad agire finanziariamente con quel tipo di paura.
Vi faccio un esempio, per farvi capire la situazione:
Avete presente vostra nonna che ha in casa 18 pacchi di pasta?
Vostra nonna ha la dispensa piena perché ha sofferto la fame durante la guerra.
Ha paura che ricapiti e la sua mentalità agraria gli dice di tenere una riserva “giusto in caso”.
É una persona traumatizzata, ci sta faccia così.
Ma perché anche vostra madre ha la dispensa piena?
E perché l'avete anche voi che vivete in una società da 70 anni in pace?
Noi non abbiamo i problemi dei nonni.
Abbiamo decine di supermercati nel raggio di pochi km e possiamo girarli tutti per trovare il cibo che ci serve. Se il problema è sistemico (tipo una carestia di grano in Italia) possiamo importarlo in pochi giorni da tutto il mondo.
E se costa più caro, vivendo in un paese ricco, possiamo permetterci di pagare un prezzo più alto.
In casi estremi potremmo persino contare sull’aiuto dei paesi confinanti che oggi sono nostri amici e non più possibili avversari militari.
Perché allora continuiamo a riempire la dispensa?
Ritengo che la mentalità agraria continui a determinare le scelte finanziarie degli italiani facendo prendere decisioni più per una paura atavica di collasso (hai detto patrimoniale?) che su una reale motivazione razionale.
Non dico che sia una mentalità sbagliata in assoluto e la guerra in Ucraina dimostra quanto sia valida. Eppure credo sia il caso di metterla almeno in discussione prendendo decisioni razionali e matematiche piuttosto che basate sulla pura sfiducia.
CONCLUSIONI SU PERCHÉ GLI ITALIANI NON FANNO INVESTIMENTI FINANZIARI
Sembra quasi, alla fine, che giustifichi il modo di agire dei nostri avi.
Non è così.
Ho voluto cercare di contestualizzare le motivazioni e i ragionamenti per il quale i nostri parenti hanno agito in una certa maniera.
Quando fate i vostri backtest sul S&P500 è facile dire che i nonni hanno sbagliato tutto, ma in questo calcolo non considerate tutte le infinite variabili del tempo.
Fino a un decennio era difficile investire, non si trovano libri di finanza adeguati, non esisteva internet per informarsi e soprattutto si avevano altre priorità come avere un tetto sotto la testa o portare il cibo a tavola.
Il sentire moderno compie due errori enormi nel guardare il passato:
- Contestualizzarlo con i mezzi del presente
- Avere una logica manichea di giusto o sbagliato
Questo è il migliore modo per non capire un cazzo di cosa è successo e per arrivare ad uno scontro intergenerazionale.
Due elementi eccezionali per litigare in continuazioni ma non risolvere nulla.
Guardate al passato notandone i pregi (viviamo in una società ricca) ed eliminandone i difetti.
Ne avrete vantaggio come persone e come risparmiatori.
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FONTE IMMAGINE: Craig Heimburger by Flikr
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