Risparmiare vuol dire ottimizzare al massimo il rapporto qualità/prezzo cioè acquistare il meglio al prezzo più basso. Vale per un vestito come per gli alimenti.

Si tratta di un processo difficile in quanto imparare a riconoscere la qualità serve competenza, il leggere le informazioni ad hoc (tipo le etichette cibo) e il sapere un po’ dicose sui processi produttivi. E poi bisogna usare la logica.

Diciamolo, noi siamo siamo mediamente ignoranti. Questo a vantaggio di agenzie di marketing che riempiono le confezioni con scritte inutili create solo per distrarci.

Tanti criticano la burocrazia dell’Unione Europea ma è proprio grazie a questa che i consumatori possono essere maggiormente consapevoli di cosa comprano: basta leggere le etichette, confrontare i codici o le categorie dei prodotti alimentari per farsi un’idea!

etichette cibo codici

Davvero, oh!

La rivincità dei burocrati e dei malati come me!

COME CAPIRE LE ETICHETTE CIBO

Per diventare un consumatore consapevole e non farti fregare quando vai al supermercato imparare un pochino di codici o ad interpretare le diciture delle etichette alimentari può davvero fare la differenza se acquistare buoni prodotti o… monnezza!

GUIDA ALLE ETICHETTE DELL’OLIO DI OLIVA

L’olio di Oliva che usiamo in qualsiasi piatto può essere di quattro tipi, messi in ordine di qualità:

  1. OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA: Olio di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e con spremitura meccanica (tipo a freddo) che presenta un’ acidità libera non superiore allo 0,8%
  2. OLIO DI OLIVA VERGINE: Anche questo è ottenuto direttamente dalle Olive e con spremitura mediante procedimenti meccanici. La differenza con l’extra vergine è che l’acidità libera è inferiore al 2%.
  3. OLIO DI OLIVA – COMPOSTO DI OLI DI OLIVA RAFFINATI E OLI DI OLIVA VERGINI: Qui scendiamo già molto di qualità in quanto si tratta di una miscela di oli di oliva raffinati (cioè da quelli che hanno già subito processi di raffinazione) e da un mix di altri oli.
  4. OLIO DI SANSA DI OLIVA: La sansa di oliva è un residuo che rimane dopo la prima estrazione dell’olio. Questo olio quindi si ottiene dopo una successiva raffinazione, contiene inoltre solventi chimici e perciò è considerato il peggiore

Sulle etichette degli oli extra vergine deve essere specificata la provenienza sia delle olive che di dove viene fatta la molinatura. Un etichetta di un olio “italiano” significa dichiarare che le olive sono state raccolte in Italia e così ne è fatta la molinatura.

Nel caso si indichi “unione europea” vuol dire che il processo di raccolta e molinatura è fatta in paesi dell’area UE, in alcuni casi può essere specificato anche il paese (come Spagna o Grecia).

Nel caso invece la raccolta e la spremitura sia fatta in posti diversi il produttore è obbligato a scrivere una cosa tipo questa: “Olio extra vergine di oliva ottenuto in Italia da olive raccolte in Tunisia”

Nonostante questa rigorosità nell’etichettatura spesso le olive e olio vengono mescolate con quello di un paese con più appeal (ciao “Made in Italy”!).

Un fenomeno comune soprattutto negli ultimi anni.

LA SCRITTA FAO SULLA SCATOLETTA DI TONNO

In ogni scatoletta di tonno, sia sulla sulla lattina sia nel retro della scatola di cartone sotto il codice a barre, c’è una codice composto dalla scritta “FAO” associato ad un numero.

Questa scritta indica dove è stato pescato il tonno e perciò la qualità del pesce:

  • FAO 77 – Pacifico occidentale
  • FAO 61, 77, 81 – Pacifico occidentale e centrale
  • FAO 21, 27, 31, 34, 41, 47 – Atlantico
  • FAO 37 – Mar Mediterraneo
  • FAO 27 – Mare del nord
  • FAO 57 – Indonesia
  • FAO 51 e 57 – Oceano Indiano
  • FAO 71 – Filippine e Indonesia

In alcuni casi viene anche specificato il metodo di pesca. I pià etici sono le lenze a mano e lenze a canna mentre sono da evitare le reti da posta o i FAD Fish Aggregating Device. Reti che pigliano tutto e causano spesso la morte di altre razze di animali.

Altroconsumo valuta come mari migliori quelli dell’Oceano Pacifico FAO 61, 71, 77, 81 per il tonno pinne gialle oppure FAO 21, 27, 31, 34, 41, 47 o quello nel Pacifico occidentale FAO 61, 71, 77, 81 per il tonnetto striato.

In generale anche quelle nel mediterraneo e nel mare del nord è catturato un tonno di qualità.

Sconsigliate, a causa del grande inquinamento, solo le diciture FAO dell’oceano indiano. Da evitare invece i prodotti con la dicitura Mondo intero, Mondo Intero (eccetto Pacifico occidentale e centrale), FAO 71, FAO 51 e 57 in quanto sono un mix di varie qualità.

ETICHETTE ALIMENTI PER LA CLASSIFICAZIONE DELLE UOVA

Ogni uovo ha un timbro-

Questo codice alfanumerico indica dove, quando e come è stato prodotto.

È un informazione importante per i consumatori in quanto indica la qualità del prodotto e se le informazioni riportare nel timbro sono coerenti con quanto indicato nella confezione. Indovinello? Spesso non non coincidono.

Quello più importante riguarda l’allevameno della gallina:

  • 0” si tratta di uova da agricoltura biologica
  • “1” sono uova da allevamento all’aperto
  • 2” si intende uova da allevamento a terra
  • 3” per le uova da allevamento in gabbia

Le migliori sono generalmente le uova con lo “O” e “1” in quanto gli animali sono all’allevati con prodotti biologici e lasciati all’aperto o persino libere di camminare in libertà.

Una bella tacca sotto sono le uova alleavate a terra (“2”). Vuol dire che le galline camminano ma sono dentro un capannone e spesso con poco spazio uno tra l’altra.

Le uova con il codice “3” invece sono praticamente vissute in un lager e depongono le uova a batteria dentro una macchina proposta alla raccolta. Sono le uniche a vivere in questa maniera in quanto le altre le depongono in nidi o a terra.

Più o meno così:

Oltre al tipo di allevamento c’è anche la categoria di freschezza dell’uovo (A, B, C). Il tipo “A Extra” sono quelle più fresche, poi ci sono quelle “A” e mantengono questo stato fino al settimo o nono giorno dalla deposizione. Le uova di categoria “B” sono quelle conservate, mentre le “C” sono declassate e usate per l’industria alimentare.

SURGELATI E CATENA DEL FREDDO

In realtà questo non è un consiglio per leggere le etichette alimentari ma è un suggerimento in generale.

Un prodotto congelato o al freddo mantiene la sua data di scadenza e le sue proprietà organolettiche solo se si mantiene la catena del freddo cioè ad una temperatura costante tutto il ciclo di vita.

Questo vuol dire che se vogliamo avere un prodotto fresco e che non sia andato a male dobbiamo mettere tutti i prodotti da frigo o congelatore in una borsa frigo già nel carreello e poi dobbiamo controllare se il supermercato l’ha mantenuta!

Spesso il ghiaccio dei congelati scrocchia, c’avete fatto caso?

In quel caso la catena del freddo è stata messa a rischio:

Occhio che sta roba mette al rischio il vostro intestino.

E per motivi del genere che state sulla tazza del cesso per qualche giornata, non perché il “bicchiere era sporco” o perché “hai lo stomaco sensibile”.

TIPI DI LATTE E CONSERVAZIONE

Le confezione del latte sono di diverso tipo, l’indicazione determina la freschezza del prodotto e la durata di conservazione.

Tipo di LatteTrattamento TermicoDurata Conservazione
CrudoNessunoConsumo immediato
Fresco Pastorizzato15 sec a 72°CMax 6 giorni in frigo
Fresco Pastorizzato Alta QualitàPiù delicato del classicoN/A
MicrofiltratoPastorizzazione + Microfiltrazione10-15 giorni in frigo
Pastorizzato a Temperatura ElevataTra fresco e UHTCirca 25 giorni in frigo
UHT135°-140°C per 2-5 sec3-5 mesi a temp. ambiente
SterileSterilizzazione in contenitore sigillatoMinimo 6 mesi a temp. ambiente

A questa tipologia è aggiunta anche una che indica la percentuale di grassi nel latte.

Il latte Interno ha una percentuale di grassi inferiore al 3,5%, il latte parzialmente scremato tra 1,5% e 1,8% mentre il latte scremato sotto lo 0,5%.

Oltre a questo esistono anche tipi di latte senza lattosio per chi è intollerante. I vecchi prodotti a base di soia, avena prima chiamati come “latte di …” invece ora non possono più definirsi in tale maniera e sono rietichettati come “bevanda a base di …”.

COME RICONOSCERE I MIGLIORI SUCCHI DI FRUTTA E LE BEVANDE A BASE DI FRUTTA

In genere i succhi di frutta e le bevande alla frutta si consumano tanto quando si è piccoli e se avete figli ne avrete qualche gallone in casa. Io sono un fanatico del succo all’albicocca con quel bel sapore aspretto in bocca… ma vabbé stica!

Anche qui il punto è riconoscere la qualità determinata dalla percentuale di frutta dentro il succo in quanto ci sono vari termini per definirlo tale.

Un succo di frutta, come termine, comprende fino al 100% di frutta. Un caso abbastanza raro in quanto spesso è diluito con acqua anche per rendere meno stoppacciosa la bevanda.

Già col nettare di frutta cominciano a esserci differenza in quanto questo contiene tra il 50% e il 25% di frutta, le bevande a base di frutta invece contengono meno del 25%.

Non parliamo poi delle bevande aromatizzate. Si fanno pagare care e c’è ben poco di naturale, potete pure farlo a casa da soli evitandovi prodotti costosi.

Occhio anche al tipo di succo!

Quello di pera, ad esempio, è quello notoriamente più “sporco” in quanto il colore beige della polpa permette di buttarci dentro un po’ tutto compresi rametti, frutta di cattiva qualità, animaletti e molto altro.

Mai sentito l’amaro o un retrugusto strano quando bevete il succo alla pera?

Ecco ve state a buttà giù un sercio.

Tipo di BevandaContenuto di FruttaIngredienti AggiuntiCaratteristiche
Succo di FruttaFino al 100%Zucchero (opzionale), nessun conservante o coloranteProdotto puro, può essere fresco o pastorizzato
Nettare di Frutta25% – 50%Zucchero, acqua, acido citrico, conservanti (dichiarati)Miscelato, meno concentrato del succo di frutta
Bevanda a Base di FruttaInferiore al 25%Zucchero, dolcificanti, aromi, coloranti, conservantiProdotto aromatizzato, molto diluito, spesso dolce
Bevanda aromatizzata al gusto fruttaIntorno al 12%Zucchero, aromi, coloranti e conservantiProdotto a base frutta ultra diluito e che rilascia solo un sentore della frutta

Grazie a Lorenzo per la tabella e al consiglio di questo paragrafo!

CONCLUSIONI SULLE ETICHETTE ALIMENTARI

Essere dei consumatori consapevoli vuol dire nutrirsi meglio a fronte del denaro speso.

Questo non vuol dire meno, ma meglio.

Come ho detto risparmiare vuol dire (per me) ottimizzare il rapporto qualità/spesa.

Conoscere queste piccole indicazioni sulle etichette degli alimenti vuol dire essere consapevoli di cosa si compra, scegliere i migliori prodotti dei diversi supermercati e pensare sul lungo periodo sia a livello etico che nutrizionale.

Rimanere giovani e sani è forse la maggiore conquista finanziaria che si può fare nella vita!

Ah si, volete conoscere altre curiosità sul cibo, sull’igiene alimentare, se è meglio il pesce pescato o da allevamento e molto altro?

Questa puntata di DOI ha un sacco di spunti interessanti!

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Sull'autore

FinanzaCafona

Founder & Editor

Sono un povero come te che scrive la maggior parte degli articoli di questo blog. Non mi dare troppo retta perché sono un fesso senza studi economici o finanziari però, se vuoi, puoi amarmi.

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