Ciao! Sono sempre Sebastian Di Primio, consulente finanziario indipendente, e dopo avervi spiegato quando fare bond picking vi racconto 5 situazioni in cui è meglio comprare ETF Bond invece di obbligazioni singole.

Il mondo obbligazionario è più ampio e vi sono altre categorie di obbligazioni coi propri pregi e difetti. Gli ETF vanno in molti casi a mitigare questi difetti, permettendo all’investitore evoluto di diversificare il rischio su strumenti con un rendimento tipicamente più elevato.

QUANDO GLI ETF BOND SONO MEGLIO DELLE OBBLIGAZIONI SINGOLE

1. CORPORATE INVESTMENT GRADE (IN EURO)

Con i bond corporate investment grade si intendono quelle obbligazioni emesse da aziende e con un rating di medio livello.

Farlo, soprattutto se in euro, non è molto più complesso dell’acquistare un titolo di stato in quanto hanno spesso un tasso fisso ed è altresì possibile calcolare in anticipo il rendimento a scadenza.

Solitamente i bond corporate hanno un rendimento superiore al governativo, perché le aziende sono solitamente considerate più rischiose degli stati. Inoltre subiscono una tassazione standard al 26% invece che quella agevolata al 12,5% delle obbligazioni governative. Una soluzione buone per recuperare minusvalenze, meno in termini di profitto.

Veniamo ai problemi del bond picking in questo genere di titoli:

  • Minore liquidità che comporta spread aggiuntivi o difficoltà nell’esecuzione degli ordini
  • Complicazioni nelle clausole obbligazionarie: in quanto gli emittenti spesso le rendono complesse aggiungendo clausule di proprio gusto. Queste non vengono mai messe allo scopo di regalare soldi agli investitori ma nell’esclusivo interesse dell’azienda. Ad esempio possono emetterle “callable” per rimborsarle quando gli pare (entro la scadenza), “amort” per rimborsare il capitale a rate anziché per intero, con diversi livelli di tutela a rimborso, che pagano le cedole solo alla fine ecc… per non parlare delle tasso variabile lì è un altro cinema.
  • Maggior rischio perchè le aziende tendono a fallire più degli stati (per fortuna), quindi è indispensabile una diversificazione maggiore rispetto al semplice investimento in governativo
  • Lotto minimo troppo alto: i titoli di stato europei hanno solitamente lotti da 1000. Obbligazioni diverse potrebbero avere lotti da 10000 o 100000 euro.

Gli ETF Bond risolvono le problematiche sopra elencate, inoltre sono molto liquidi ed accessibili, non ti richiedono un’attenta analisi delle “complicazioni” e diversificano abbondantemente il rischio.

Il bond picking rimane comunque una possibilità per chi ha a disposizione elevati capitali, maggiori di quelli che consiglierei per il governativo in quanto bisogna diversificare di più. Indicativamente lo valuterei sopra i 300.000€.

2. CORPORATE HIGH YIELD (EURO)

Le high yield sono le obbligazioni emesse da società diversamente solvibili, il rischio di conseguenza sale parecchio. 

Queste obbligazioni sono speculative, non le compri per proteggere il capitale come faresti con i titoli di emittenti solidi. Dovrebbero pertanto occupare nel portafoglio lo spazio dedicato al rischio, condividendolo con azioni e materie prime.

Spesso le obbligazioni high yield hanno rendimenti simili (o addirittura superiori) quelli  azionari tipici. Allo stesso modo hanno un’alta volatilità, anche superiori ad azioni stabili come Coca Cola o Johnson & Johnson.  

I problemi sono gli stessi del primo punto, con l’aggravante di avere un rischio maggiore. Necessitano perciò di una diversificazione ancora più ampia ed anche così facendo bisogna ponderare con estrema cautela il peso complessivo dell’asset class nel portafoglio.

A livello di riduzione delle minus si ha ancora maggiore efficienza fiscale ma con il rischio concreto di fallimento o di perdite consistenti. Non è detto che gioco valga la candela. 

Gli ETF Bond d’altro canto sono la soluzione migliore per diversificare il rischio dello strumento su un paniere ampio di titoli. Inoltre hanno una buona resilienza ai tassi di interesse vista la scadenza medio/bassa dei sottostanti. 

3. TITOLI DI STATO IN DOLLARI E VALUTE FORTI

Diverse nazioni sviluppate ed emergenti emettono debito in dollari.

Questo perché è la moneta di riferimento globale e perciò è molto più facile trovare dei compratori interessati a titoli di stato che rimborsano in USD piuttosto che real brasiliano, lire turche o leu rumeni.

Essendo il panorama dei mercati emergenti molto variegato si possono trovare emittenti con un rating migliore dell’Italia come gli Emirati Arabi, il Qatar, l’Arabia Saudita, la Cina e la Polonia, oppure stati crisi come l’Argentina, l’Egitto ed il Sud Africa, passando per delle vie di mezzo come Brasile e Messico.

Se il rischio di fallimento dipende dalle politiche dei governanti dei vari stati, il rischio geopolitico è maggiore di un obbligazione in eurozona.

Anche in questo caso bisogna osservare la liquidità, il lotto minimo (in molti casi può tranquillamente essere da 100K o 200K), eventuale presenza di clausole o altre complicazioni.

Parlando di rendimento, siccome esiste uno spread tra tassi FED e tassi BCE, le obbligazioni in dollari rendono circa un 2% in più a parità di rating e scadenza.

Questo le rende interessanti da un punto di vista di rischio/rendimento, ma per tutti questi investimenti si aggiunge un nuovo tipo di problema: il rischio cambio

Se acquisti un obbligazione in dollari verrai pagato in dollari e il rimborso sarà in dollari.

Siccome noi usiamo l’euro dobbiamo considerare in ognuna delle 3 fasi (acquisto, cedole, rimborso) che saremo soggetti al cambio usd/eur del caso. Questo impedisce di avere certezza del rendimento e potrebbe portare ad extra guadagni come deprimere il ritorno totale.

Facciamo un esempio pratico in cui acquisto un lotto da 1000 USD di un’obbligazione che quota alla pari con rendimento del 6% annuo e pagamento semestrale.

Un anno fa (08/07/23) acquistavo un lotto da 1000 con cambio USD/EUR di 0,9111.

1000 USD * 0,9111 = 911,10 € di spesa

Prima cedola del 3% al 06/01/2023 (cambio 0,9127)

30 USD * 0,9127 = 27,38 € di cedola

Scadenza e rimborso al 06/07/24 (cambio 0,9212)

30 USD * 0,9212 = 27,63 € di cedola

1000 USD * 0,9212 = 921,2 € di rimborso

Una spesa totale di 911,10€ porta ad un total incassato di 976,21 €, con un profitto di 65,11 €, equivalente al 7,14% sull’investimento iniziale nel giro di un singolo anno, un rendimento più alto del 6% previsto.

Se hai notato l’euro in questo esempio ha perso valore nei confronti del dollaro, che si è apprezzato. Pertanto ha generato un extra rendimento quando si è tratto profitto convertendo dollari in euro.

etf bond cambio euro dollaro
Fonte dati Google Finance

Peccato che possa succedere anche il contrario, se il dollaro avesse perso valore anziché guadagnarne, avresti subito la conversione ad un tasso svantaggioso.

Qualora il dollaro avesse perso molto valore nei confronti dell’euro, il rendimento sarebbe potuto diventare inferiore a quello di un titolo di stato europeo.

Vale lo stesso ragionamento per la Sterlina, il Dollaro Austrialiano, quello o quello canadese. E parliamo sempre di valute forti, la monete dei paesi emergenti possono avere problemi di svalutazione ancora più consistenti. Le eviterei.

Questo rischio non esiste nei titoli in euro o nel caso degli ETF bond con copertura valutaria.

Acquisire posizioni tramite ETF elimina il problema della scadenza. Siccome l’ETF non scade mai, se il cambio peggiora puoi approfittarne per comprarne di più e/o puoi holdare all’infinito accumulandone i rendimenti con pazienza.

Questa grande incertezza circa il valore a rimborso rende il bond picking in dollari poco affidabile per il recupero minusvalenze, mentre la tassazione è spesso agevolata al 12,5% (dipende dal paese, molti emergenti sono white list).

Un ETF su governativo emergente in dollari può combinare un buon rendimento con una tassazione inferiore al 26% ed una volatilità nella media. In più diversifica su numerosi titoli difficili da acquistare singolarmente, perché non disponibili per l’investitore retail o per via dei lotti minimi.

Un po’ diverso il caso dei Treasury Americani, in questo caso non si sta diversificando per emittente, ma il governo federale è considerato estremamente solvibile. È quindi possibile ritagliare nel portafoglio uno spazio simile a quello dedicato ad uno stato europeo.

Se per esempio hai equipesato in portafoglio: Spagna, Italia, Francia, Germania, UE, Belgio, l’aggiunta degli Stati Uniti non va a minare il bilanciamento complessivo, ma può essere una fonte di diversificazione e rendimento-

In entrambi i casi (Emerging Market USD Governativo, Treasury), è necessario considerare il rischio valuta complessivo del portafoglio.

4. BOND CORPORATE (IN DOLLARI)

Per quanto il rendimento sia alto, le corporate in dollari sia investment grade che high yield presentano tutte le sfighe possibili che abbiamo visto in questo articolo:

  • rischio liquidità
  • complicazioni
  • lotti minimi
  • volatilità alta
  • rischio specifico
  • rischio cambio
  • minore affidabilità per il recupero minus
  • tassazione non agevolata

Mi viene pertanto difficile trovare situazioni in cui consiglierei un paniere di corporate in dollari selezionate piuttosto che un paio di semplici Bond ETF.

Per carità in un portafoglio molto grande è certamente possibile dedicare qualche migliaio d’euro ad una manciata di questi titoli, tuttavia non è pratico e spesso i pro non valgono i contro.

Al contrario, grazie a: diversificazione, assenza di scadenza, elevata praticità, rendimento e liquidità, l’ETF può essere un valido componente di un portafoglio ben diversificato.

5. HEDGING: AVERE COPERTUNA VALUTARIA

Un’altro possibile plus degli ETF è che puoi acquistarli a cambio coperto.

L’hedging fa si che il tuo titolo non subisca le oscillazioni derivanti dal cambio, il suo prezzo sarà suscettibile “solo” alla variazione dei tassi e l’accumulo delle cedole (se non distribuisce).

Questa protezione del rischio ha un costo, nel caso degli ETF Bond coperti sulle fluttuazioni del dollaro è circa un 2%. Dal punto di vista dell’investitore di lungo termine questo onere va a ridurre il ritorno dell’investimento, anche se meno di quanto si possa pensare.

Il costo della copertura è legato alla differenza tra i tassi ed i tassi in dollari sono tipicamente maggiori di quelli in euro. Pertanto, se da un lato è vero che ti stai caricando di un costo aggiuntivo, dall’altro le obbligazioni che vai a comprare rendono di più di quelle che potresti acquistare in euro.

La riduzione del rischio cambio (e relativa volatilità) è invece un vantaggio soprattutto considerando che si parla della parte del portafoglio “stabile”, così come l’aumento della diversificazione per emittenti ed aree geografiche.

Non tutti gli investitori hanno la stessa tolleranza alla volatilità e molti hanno la necessità di avere un rischio di cambio valuta controllato, in queste situazioni gli ETF hedged possono essere una valida opzione.

CONCLUSIONI: QUANDO PREFERIRE GLI ETF BOND ALLE OBBLIGAZIONI SINGOLE

Sono tanti concetti, ne sono consapevole. Forse vi ho persino causato un po’ di mal di testa però è importante capire come il bond picking possa offrire opportunità di rendimenti superiori, efficienza fiscale ed una maggiore personalizzazione del portafoglio ma non sempre rappresenta la scelta migliore per un investitore. 

In situazioni dove la diversificazione è cruciale o per gli investitori con una bassa tolleranza al rischio, gli ETF obbligazionari sono la soluzione più conveniente. 

Lo strumento stesso offre una gestione più semplice,  caratteristica particolarmente vantaggiosa per investitori con meno tempo, esperienza o risorse per monitorare singoli titoli obbligazionari.

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Sull'autore

Sebastian Di Primio

Writer & Consulente Indipendente

Appassionato di finanza personale, investitore e ora consulente indipendente.

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