Ciao! Sono Sebastian Di Primio consulente finanziario indipendente. 

Negli anni mi sono confrontato con tanti investitori appassionati e curiosi, spesso molto attivi nella ricerca di informazioni online avista l’enorme quantità di contenuti finanziari consultabili. Tuttavia, non tutto ciò che si legge o si ascolta è corretto. Molte convinzioni diffuse tra gli investitori principianti si basano su semplificazioni, distorsioni o veri e propri falsi miti sugli investimenti.

In questo articolo voglio sfatare cinque miti molto comuni tra gli investitori alle prime armi, idee che ho sentito ripetere più volte nei miei incontri con i clienti.

Comprendere la realtà dietro questi concetti può aiutare a evitare errori costosi e a costruire un portafoglio più solido e adatto ai propri obiettivi.

1. I GIOVANI HANNO UN LUNGO ORIZZONTE TEMPORALE

Spesso si sente dire che un orizzonte temporale lungo permette di accumulare più capitale nel tempo. Questo concetto è matematicamente corretto, è vero che capitalizzare interesse composto a lungo può fare una grande differenza.

Tuttavia molti giovani investitori dichiarano di avere un orizzonte di 20, 25 o 30 anni come se il loro unico obiettivo fosse accumulare il massimo possibile, senza considerare le spese o gli obiettivi di vita che potrebbero richiedere l’utilizzo di quel capitale.

IL PROFILO DI RISCHIO DEI GIOVANI È SPESSO SOPRAVVALUTATO

Il primo dei falsi miti sugli investimenti che vorrei spiegare è che, contrariamente a quanto si pensa, i giovani tendono ad avere un profilo di rischio più basso rispetto alle aspettative.

Questo è dovuto a una serie di fattori:

  • Precarietà lavorativa
  • Desiderio di acquistare casa o trasferirsi
  • Figli piccoli o in programma
  • Progetti imprenditoriali e personali
  • Necessità di costruire un fondo di emergenza

Di conseguenza, molti giovani trarrebbero più beneficio dall’investire gran parte del loro capitale in strumenti a basso rischio, come titoli di Stato a breve termine, ETF obbligazionari brevi, ETF azionari a bassa volatilità, ETF monetari e liquidità remunerata

Per loro, la priorità non è massimizzare il capitale nel lunghissimo periodo, ma raggiungere obiettivi concreti che migliorano la loro qualità di vita.

QUANDO ASSUMERSI PIÙ RISCHI DIVENTA POSSIBILE

Al contrario, chi ha già consolidato la propria situazione finanziaria, disponendo di un buon cuscinetto di sicurezza, un lavoro stabile e nessun debito significativo, è in una posizione ideale per assumersi più rischi

Considerando la realtà italiana, questa condizione viene spesso raggiunta dopo i 30 anni, quando le basi finanziarie sono più solide e le esigenze di liquidità sono meno pressanti.

2. È NECESSARIO ESSERE SEMPRE INFORMATI

Per investire in modo efficace, è importante possedere una cultura finanziaria di base, sufficiente a distinguere tra un promotore e un consulente, comprendere i principi della diversificazione ed i fondamenti delle principali asset class. Queste nozioni possono fare una grande differenza nella gestione del patrimonio di una persona nel corso della vita.

IL PARADOSSO DELL’INVESTITORE APPASSIONATO

Tra i soggetti maggiormente esposti al rischio di errori finanziari non ci sono solo coloro che ignorano le basi della finanza, ma anche gli appassionati. Paradossalmente, chi segue con grande interesse i mercati tende a essere sommerso da informazioni, tra news, analisi di esperti, YouTuber e opinioni di guru finanziari. Questo eccesso di esposizione porta spesso a individuare continuamente nuove opportunità o pericoli, spingendo a prendere decisioni di investimento troppo frequenti e, spesso, poco ponderate.

Inoltre, chi si appassiona ai mercati può trovare noioso investire sempre negli stessi strumenti e, attratto dalla varietà di opzioni disponibili, tende a sperimentare strategie diverse, complicando eccessivamente la propria gestione finanziaria. Tuttavia, un approccio troppo attivo, con frequenti operazioni e cambi di strategia, comporta costi elevati in termini di tasse e commissioni, aumentando il rischio di commettere errori, soprattutto quando si investe in singole azioni, derivati o ETF tematici e settoriali.

Questa mole di informazioni, unita all’emotività umana, rischia di combinare disastri. Ho visto investitori rovinarsi con il trading, subire perdite dell’80% su titoli promettenti, modificare continuamente il proprio profilo di rischio e la strategia in base alle news e all’umore del momento. 

Questo comportamento porta a una gestione finanziaria caotica, a perdite fiscali difficili da recuperare e a un accumulo di ansia e rimpianti.

STRATEGIE PER UN INVESTIMENTO PIÙ CONSAPEVOLE

Per evitare questi problemi, è importante:

  • Selezionare poche ma affidabili fonti di informazione
  • Evitare decisioni impulsive
  • Mantenere una strategia coerente con il proprio orizzonte temporale
  • Effettuare solo ribilanciamenti tattici se veramente necessario
  • Fissare delle regole chiare all’inizio

Se si riconosce in sé stessi la tendenza a cambiare di continuo strategia e a cercare novità, rivolgersi a un consulente indipendente può essere una scelta saggia per migliorare le performance finanziarie ed evitare errori costosi.

Investire nel lungo termine non richiede di essere sempre aggiornati sulle ultime notizie di mercato

È sufficiente avere consapevolezza della situazione macroeconomica, tenendo d’occhio fattori come inflazione, tassi di interesse e stato generale dell’economia, che impiegano mesi a cambiare e forniscono indicazioni più utili rispetto al flusso costante di notizie giornaliere.

3. PIÙ RISCHIO SIGNIFICA PIÙ RENDIMENTO

Uno dei più grandi falsi miti sugli investimenti o perlomeno uno dei concetti tra i più fraintesi è l’idea che un maggiore rischio implichi sempre rendimenti attesi più elevati

Sebbene il rapporto tra rischio e rendimento sia un principio chiave negli investimenti, nella pratica non è una regola assoluta.

IL PERICOLO DI SOVRACCARICARE IL PORTAFOGLIO DI AZIONI

Molti investitori, nel tentativo di massimizzare i rendimenti, tendono a sovraccaricare il portafoglio di titoli azionari, convinti che una maggiore esposizione al mercato azionario sia la chiave per una crescita più rapida del capitale.

Sebbene sia vero che le azioni abbiano storicamente offerto rendimenti superiori rispetto ad altre asset class nel lungo termine, questo approccio non garantisce affatto una maggiore sicurezza nei rendimenti. Un portafoglio eccessivamente sbilanciato sull’azionario è più vulnerabile a drawdown significativi, ovvero periodi di forte calo dei prezzi, che possono richiedere anni per essere recuperati. 

Questo concetto è ben espresso da Luca Dellanna intervistato dai ragazzi di Too Big To Fail:

UN MIGLIOR EQUILIBRIO TRA RISCHIO E RENDIMENTO

Un portafoglio costruito con un migliore rapporto rischio/rendimento può offrire una crescita più sostenibile nel tempo, riducendo la probabilità di subire perdite irreversibili o lunghi periodi di recupero.

Una strategia efficace, che non rinuncia ad una buona performance, è il diversificare gli asset rischiosi in modo da ridurre la dipendenza esclusiva dall’azionario, tipo:

  • Obbligazioni con maggior rendimento: strumenti come le obbligazioni dei mercati emergenti o corporate bond con rating investment grade possono migliorare il profilo rischio/rendimento del portafoglio offrendo una minore volatilità rispetto alle azioni e un rendimento più invitante rispetto ai bond governativi 
  • Commodities: possono comportarsi bene in contesti di alta inflazione o crisi geopolitiche, fornendo una copertura contro il rischio di mercato. L’oro è considerato un bene rifugio da millenni e può decorrelare sia dalle azioni che dalle obbligazioni, migliorando lo Sharpe del portafoglio e fornendo efficienza fiscale se acquistato tramite ETC
  • REITs (Real Estate Investment Trusts): permettono di investire nel settore immobiliare senza necessità di acquistare direttamente immobili. Questi strumenti offrono rendimenti interessanti, spesso caratterizzati da dividendi elevati, e presentano una minore correlazione rispetto alle azioni tradizionali

Grazie a una maggiore diversificazione, è possibile mantenere un’esposizione agli asset rischiosi senza essere eccessivamente vulnerabili ai cicli negativi dell’azionario, migliorando la stabilità del portafoglio e riducendo il tempo necessario per recuperare eventuali drawdown.

4. GLI INDICI WORLD SONO IL MIGLIOR INVESTIMENTO POSSIBILE

Molti investitori approcciano il mondo della finanza con un atteggiamento quasi religioso, spesso ignorando la reale natura delle proprie scelte di investimento.

Una delle “teorie” più diffuse nelle community finanziarie è quella dei sostenitori intransigenti del VWCE & Chill, con la tendenza a denigrare qualsiasi strategia diversa dall’investimento in un indice globale.

La borsa non rappresenta fedelmente l’economia mondiale, ma solo un sottoinsieme limitato di aziende che scelgono di quotarsi.

Negli Stati Uniti, la cultura finanziaria e la propensione al mercato azionario sono molto più radicate rispetto all’Europa, il che porta un numero maggiore di grandi aziende a scegliere la quotazione. In Europa, invece, molte imprese di successo, come Ferrero e IKEA, restano private, preferendo altre forme di finanziamento. Di conseguenza, un ETF azionario globale non può replicare fedelmente l’economia mondiale, poiché esclude molte realtà economiche rilevanti che semplicemente non sono quotate. 

Questo crea un malinteso. Un ETF world non segue l’evoluzione dell’economia mondiale, ma l’evoluzione dei mercati borsistici.

Inoltre, esiste una grande discrepanza tra la capitalizzazione di mercato e il PIL dei vari paesi: gli investitori valutano le aziende sulla base delle aspettative di crescita future, non solo in funzione dell’andamento attuale dell’economia. Questo spiega perché molti mercati sembrano essere scollegati dalla realtà economica sottostante.

Una conseguenza di questo mix tra cultura e aspettative è che gli indici cosiddetti “globali” presentano un’importantissima esposizione agli Stati Uniti, cosa di cui un investitore deve essere consapevole e che ha tutta una serie di conseguenze sotto il profilo del rischio.

IL PESO DELLE AZIONI AMERICANE E IL RECENCY BIAS

La prima conseguenza di questo falso mito sugli investimenti è che investirete il 65-70% del proprio capitale in azioni statunitensi, ciò implica una scommessa sulla futura sovraperformance di questo mercato rispetto al resto del mondo.

Molti investitori sono convinti che siccome le azioni americane sono state le migliori negli ultimi 15 anni, lo saranno anche nei prossimi 15 (o per sempre). Questo ragionamento è influenzato dal recency bias, una distorsione cognitiva che porta a sopravvalutare l’importanza di eventi recenti.

Le azioni americane hanno ottenuto rendimenti superiori negli ultimi anni, ma non è sempre stato così. A seconda del periodo storico considerato, altri mercati hanno avuto performance migliori.

I rendimenti recenti non forniscono all’investitore alcuna indicazione di quali saranno i ritorni nel periodo che interessa i suoi investimenti nello specifico.

È vero che gli indici globali come il MSCI World e il FTSE All-World ribilanciano la loro composizione nel tempo. Tuttavia, se nei prossimi anni gli Stati Uniti non dovessero essere il mercato più redditizio, questi potrebbero attraversare un lungo periodo di sottoperformance rispetto a strategie più diversificate, che includono indici europei, emergenti o dell’area Asia-Pacifico per bilanciare l’esposizione geografica.

I PRINCIPALI RISCHI DI UN PORTAFOGLIO POCO DIVERSIFICATO

  1. Elevato rischio sistemico – Attualmente, le aziende statunitensi rappresentano oltre due terzi dell’indice FTSE All-World / MSCI ACWI. Ciò significa che un rallentamento dell’economia USA avrebbe un impatto significativo sul portafoglio
  2. Esposizione valutaria – Investire prevalentemente in asset denominati in dollari espone al rischio di svalutazione rispetto all’euro, con un conseguente aumento della volatilità
  3. Elevata concentrazione – Le prime 10 aziende dell’indice pesano circa il 20% del totale, con una forte esposizione al settore tecnologico (oltre il 25%). Questo rende il portafoglio vulnerabile a eventuali crisi di settore

5. IL PAC È IL MIGLIOR MODO DI INVESTIRE

Il Piano di Accumulo del Capitale (PAC) è, senza dubbio, uno dei metodi di investimento più conosciuti e discussi: mensilmente si investe in una serie di prodotti scelti e ciò. permette di costruire un portafoglio consistente nel tempo, senza bisogno di troppi capitali iniziali.. Un approccio semplice ed efficace.

Tuttavia, il successo del PAC porta molti investitori a sceglierlo anche quando non è la soluzione ottimale, trascurando alternative come il PIC (investimento in un’unica soluzione), il value averaging  o altri (qui il mio metodo).

PAC VS. PIC: QUALE CONVIENE?

Dal punto di vista statistico, il PIC tende a offrire rendimenti superiori nel lungo periodo, poiché il capitale viene investito immediatamente e sfrutta appieno il potere della crescita dei mercati.

I prezzi, infatti, hanno una tendenza storica al rialzo, il che significa che le probabilità di entrare a prezzi più alti sono generalmente maggiori rispetto a quelle di acquistare a prezzi più bassi.

I soldi investiti prima hanno più tempo per accumulare rendimento, mentre i versamenti successivi ne beneficiano meno, basta che fai un po’ di test con questo calcolatore di rendimento composto:

Calcolatore Interesse Composto – Isolato

Calcolatore Interesse Composto

Ma cosa succede se i mercati scendono? 

È vero che il PAC aiuta a mediare il prezzo d’acquisto durante le fasi ribassiste, ma il suo effetto di riduzione della volatilità è molto limitato. Quando si raggiunge una portafoglio di dimensione rilevante la mediazione del PAC è quasi ininfluente… il PAC ha più una  funzione psicologica che pratica.

Un altro pregiudizio diffuso riguarda la necessità di effettuare versamenti mensili.

In realtà, non c’è alcuna ragione oggettiva per cui un PAC mensile sia migliore di uno trimestrale o semestrale.

Questa convinzione spinge spesso gli investitori a scegliere intermediari che offrono PAC gratuiti, trascurando aspetti più importanti come il regime fiscale, il mercato di riferimento o la disponibilità di strumenti finanziari essenziali come le obbligazioni.

CONCLUSIONE SUI 5 FALSI MITI SUGLI INVESTIMENTI

Comprendere la realtà dietro i falsi miti sugli investimenti è fondamentale per prendere decisioni di investimento più consapevoli e costruire un portafoglio realmente adatto ai propri obiettivi.

Spesso, ciò che sembra una verità assoluta è in realtà una semplificazione o una convinzione errata, che può portare a scelte sub ottimali e a risultati deludenti.

Se vuoi approfondire questi temi e costruire una strategia finanziaria su misura per le tue esigenze, contattami per una consulenza personalizzata. Ti aiuterò a valutare la tua situazione attuale, a definire i tuoi obiettivi e a individuare le migliori soluzioni per far crescere il tuo patrimonio in modo consapevole ed efficace.

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Sull'autore

Sebastian Di Primio

Writer & Consulente Indipendente

Appassionato di finanza personale, investitore e ora consulente indipendente.

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