Sia che siate ancora indecisi se entrare nel magico mondo degli investimenti oppure che siate già dei provetti investitori dovrete fare conto con i costi degli investimenti.
Di base si tratta solo di tre grossi costi: commissioni, costi di gestione e tasse. Non è neanche troppo difficile capirlo (perlomeno il mio criceto l’ha capito subito) ma è il caso di fare uno spiegone omnicomprensivo di tutti i costi sugli investimenti finanziari in azioni, ETF o obbligazioni.
Insomma la guida definitiva per voi, maledetti distratti, anche a cose che non avete mai considerato.
COSTI DEGLI INVESTIMENTI DEL BROKER
Questi costi vengono in generale associati solamente al costo delle commissioni.
Ma ecco che vi sbagliate! Perché per scegliere il broker più conveniente esistono 3 voci:
- Costo di gestione
- Commissioni
- Spread
Ve li vado a spiegare uno a uno perché non sono semplicissimi e mi piace impaginare gli articoli con tanti titoli e sottotitoli in modo che il mio ego maniaco dell’ordine sia soddisfatto.
COSTO DI GESTIONE BROKER
Le maggiori piattaforme sul mercato non prevedono costi nel deposito titoli (sia Directa che Trade Republic sono gratis) ma in passato tutti i broker si facevano pagare mensilmente.
Ad esempio Directa prevedeva circa 10€ di costi mensili e, una piattaforma professionale come Interactive Broker mantiene attiva questa policy.
Lo stesso vale anche per Fineco anche se, in questo senso, bisogna considerare pure il costo del conto corrente che non può essere scisso dal deposito titoli.
COMMISSIONI
Le commissioni le conosciamo tutte e ho dedicato un intero articolo a rispondere una domanda fatta da un lettore su come ottimizzare il costo delle commissioni su un pac ETF.
Paghiamo le commissioni per retribuire il lavoro di intermediario del broker, questi costi sono variabili e dipendono sia dal broker che dal mercato azionario in cui investiamo (italiano, tedesco, americano, etc).
La migliore soluzione per la borsa italiana è sicuramente Directa, se però vogliamo espandere il discorso ad altri mercati o altri prodotti DeGiro e Trade Republic sono sicuramente interessanti.
Gli ultimi due infatti offrono pac automatizzati gratuiti o costi commissionali fissi a 1€ anche per titoli quotati in altri paesi.
SPREAD
Conosciamo bene il termine spread dopo l’incubo dell’ultimo governo Berlusconi e la nascita di quello Monti, ma non parliamo di quella roba lì.
Lo spread in questo caso è inteso come la differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto, questo dipende da vari fattori quali:
- Liquidità del titolo o quanto viene scambiato sul mercato
- Mercato di acquisto
- Piattaforma stessa (o della società il cui broker si avvale)
Queste 3 caratteristiche influenzano lo spread ma alcuni broker più cheap vi offrono commissioni basse e poi vi mazzuolano con un spread alto.
Nel mercato Crypto Coinbase è noto per avere uno spread anche fino al 5%. Capite da voi che uno spread alto è un costo importante ma questo costo non lo notate.
COSTI EXTRA
I broker più economici possono anche nascondere piccole spese extra che voi non conoscete bene come il costo di ricarica con carta, per l’emissione di un bonifico o anche dei costi di inattività.
Esistono poi un po’ di costi infami come la commissione sull’incasso (lo fanno sia DeGiro che BancaSella) e altre piccole facezie che erodono il vostro investimento.
COSTI DI GESTIONE & TASSO DI CAMBIO
I costi di gestione sono quei costi che riguardano il prodotto finanziario in sé, quindi andiamo a vedere i due principali (perlomeno quelli che me’ ricordo).
TER
Trovate tutto quello che volete qui del TER.
Questo costo è conosciuto anche come Total Expense Ratio e indica tutti i costi di gestione di un fondo di investimento, riguarda quindi solo prodotti finanziari come ETF, Fondi comuni o fondi di investimento vari.
Non è presente per le azioni oppure per le obbligazioni.
TASSO DI CAMBIO
L’euro ci ha abituato a prendere un aereo, farci 4000 km e usare gli stessi identici soldi che abbiamo in tasca senza tanti problemi, ma questa è un’eccezione e non la norma.
Visto come funziona il mercato mondiale comprerete spesso in monete straniere (dollari) e una loro rivalutazione o svalutazione potrebbe influenzare il rendimento del vostro titolo. Inoltre il broker potrebbe “rosicchiare” un po’ di soldi fornendovi un cambio svantaggioso.
Se volete proteggervi dal cambio valuta selezionate gli ETF con la dicitura HEDGED EURO (ma costano di più), nel secondo caso scegliete il broker meno furbo.
TASSE
Questo è l’argomento più odiato da qualsiasi persona che abbia anche solo una goccia di sangue italiano nelle vene ma ehi! Io qua sono solo messaggero di informazioni e sono costretto ad affrontare questo amarissimo compito.
BOLLO STATALE SU DOSSIERE TITOLI
Parliamo qui di una vera e propria imposta patrimoniale (posso sentire il secondo preciso in cui vi si spezza il cuore) pari allo 0,20% del controvalore totale dei prodotti finanziari.
Se avete 1000€ investiti in azioni il bollo corrisponderà a 2€ annui
In parole semplici pagate il bollo sul dossier titoli sul totale dei prodotti finanziari in cui avete investito, il bollo è saldato a trimestre o annualmente. Tecnicamente potete fare il salto della quaglia vendendo a fine anno i titoli e ricomprandoli ad inizio anno… ‘na bella stronzata.
Non esiste una cifra minima che dovete pagare, cosa che a accade invece nel conto corrente, né una cifra massima, pagate sempre in proporzione all’investito.
Per quanto riguarda i soldi cash presenti sul broker non pagate alcun bollo sulla liquidità ma attenzione, ogni broker copre un massimale in caso di fallimento differente, ad esempio:
- Directa fino a 20.000€
- Trade Republic fino a 100.000€
- DeGiro 20.000€
TOBIN TAX
E’ un’idea realizzata dall’economista premio nobel James Tobin per evitare la speculazione del cambio valutario e poi applicata anche alla speculazione finanziaria, in modo poi da destinare le entrate alla comunità internazionale.
In soldoni si paga lo 0,10% su ogni transazione acquisto/vendita su aziende capitalizzate per più di 500 milioni in modo da scoraggiare il trading e la speculazione.
Se vi serve trovate qui un calcolatore di Tobin Tax.
TASSAZIONE SU PLUSVALENZA
Aho c’ho fatto diversi articoli quindi mi state a coglionà.
In generale le tasse sugli investimenti azionari si pagano in Italia sul cosiddetto capital gain cioè la differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita.
PZ ACQUISTO - PZ VENDITA = CAPITAL GAIN
ES. 1000€ - 1200€ = 200€
Pagherete quindi le tasse sui 200€ che avete guadagnato. L’aliquota di tassazione è del:
- 26% se si tratta di azioni, etf, commodity, etc.
- 12,5% su obbligazioni (tipo il famoso BOT) e titoli di stato
Per i dividendi vige la tassazione al 26% al netto della doppia tassazione per le azioni quotate su mercati esteri.
Le plusvalenze possono essere “compensate” con le minusvalenze. A meno che non siate dei fenomeni (in caso dacce i numeri) avrete delle speculazioni di successo e altre in cui perderete denaro.
Potete usare le perdite (o minusvalenze) per compensare le tasse che dovrete pagare con le plusvalenze. Ma occhio! Non potete farlo con gli ETF ne con altri fondi di investimento.
Non potete neppure compensare eventuali crediti all’infuori di quelli finanziari.
DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Ah!
Qui c’è l’ultima cosa che nessuno di voi considera e dipende se scegliete il regime dichiarativo o il regime amministrato, vediamo le differenze:
- REGIME DICHIARATIVO – Pagate voi le tasse dopo aver compilato il quadro RW
- REGIME AMMINISTRATO – Il broker vi fa da sostituto d’imposta e a ogni transazione trattiene le tasse dovute per poi girarle allo stato. Allo stesso modo si muove per il bollo statale.
Attenzione però!
I broker dichiarativi sono quelli più economici a livello commissionale e ognuno gestisce a sua maniera questo tipo di regime. C’è chi non vi fornisce nessun documento e chi li compila per voi e vi permette di allegarli, anche in autonomia, sul sito dell’agenzia delle entrate.
Nel caso non capiate come comunicare i moduli in autonomia, nel caso siano sbagliati (ciao De Giro) oppure non li fornisce per niente sarete costretti a contattare un commercialista per farlo.
Chiedere l’intervento di un commercialista può arrivarvi a costare qualche centinaia di euro, in pratica vi bruciate in un attimo il risparmio dei costi commissionali.
Occhio quindi a scegliere correttamente!
COSTI INVESTIMENTI: LE CONCLUSIONI
Tra i costi potremmo anche inserire l’Inflazione che andrà a erodere parte dei vostri rendimenti. Se investite in aziende che vendono beni o servizi però questa perdita sarà parzialmente compensata dall’aumento dei prezzi di loro prodotti.
Glissato velocemente un tema spinoso e attuale vi ricordo oggi vi ho fatto una bella panoramica sui vari costi degli investimenti che dovrete affrontare una volta diventati dei piccoli Warren Buffett.
Alla fine si tratta di concetti semplici anche se ce ne sono di piccoli e subdoli (dallo spread al costo del commercialista) che spesso vengono dati per scontati o proprio non considerati.
Insomma sempre attenti non farvi inculare.
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