Capire quale sia un investimento redditizio è molto difficile, forse quasi impossibile. È però abbastanza facile riconoscere un investimento di merda.
Eh si perché tanti italiani sono incappati in prodotti inefficienti, pessimi in termini di rendimenti e costosi. Mi fermo con gli aggettivi per potrei partire con quelli dispregiativi.
Il fatto è che, accertato questo dato di fatto, molti rispondono con l’altro estremo: non investire. Un comportamento sciocco perché l’investire regala tante soddisfazioni.
Negli ultimi anni mi sono fatto un certo pedigree nello scavare nella merda finanziaria quindi possono permettermi di fare questo vademecum degli investimenti da non fare utilizzando regole molto semplici.
GUIDA PER RICONOSCERE UN INVESTIMENTO DI MERDA
Si, lo ammetto.
Gran parte di questo articolo riprende i temi già trattati nella puntata 18 di Too Big To Fail. Alcuni di voi però non lo ascoltano preferiscono leggere la mia narrazione ricca di parolacce e refusi. Poi insomma, a google questi contenuti piacciono.
In ogni caso trovate questi è altri consigli su come riconoscere un pessimo investimento anche qui:
1. PREVEDE COSTI DI ENTRATA O DI USCITA
Se qualcuno vi consiglia o vi spinge a investire in uno strumento che prevede un costo di entrata e di uscita questa è la reazione da avere:
- Fare i conti
- Valutare i pro e i contro del prodotto
- Constatata la realtà dei fatti mandare a fanculo il proponente del prodotto. Preferibilmente usando la mano a cucchiara
- Maledire il consulente, la filiale, la banca o il gestore che hanno ideato quel prodotto de merda
Qualsiasi prodotto che prevede un costo di entrata e di uscita è un furto.
Un costo di entrata è incredibilmente dannoso a livello di rendimenti in quanto questo viene sottratto subito e limita la capitalizzazione.
Pensiamo a un investimento di 50.000€ su un fondo con costo di entrata del 2% e un rendimento medio al lordo delle tasse del 3%
Noi pensiamo di investire i 50k ma subito ci viene tolta la fee di ingresso del 2%.
Il capitale investito reale è di 49.000€. Su questo verrà calcolato il rendimento del 3% nel primo anno, che dopo 12 mesi ci porterà a vedere sul conto titoli la cifra di 50.470€, cioè 470€ in più rispetto al denaro dato in mano al gestore.
Se invece avessimo investito in un prodotto senza costo di gestione e con lo stesso rendimento avremmo in mano 51.500€.
Questo per cosa? Niente! Oltre a questo costo infatti il gestore mangia sul TER del prodotto e in altre micro commissioni nascoste tipo lo spread, il costo del canone della piattaforma o della consulenza. Spesso persino sulla performance.
In alcuni casi il costo di entrata è ricorrente. Ogni volta che si aggiunge capitale all’investimento una parte di quei soldi finisce al gestore.
Il costo di uscita è invece ancora più infame perché ha il duplice scopo di fottere soldi e irretire l’investitore dal chiudere la posizione. Il pensiero di perdere un 5% del capitale a causa dei costi di uscita blocca molti dal chiudere il rapporto. Si tratta di un fattore psicologico che molti istituti finanziari conoscono bene e sfruttano a loro vantaggio.
Fidatevi, conviene accettare questo Sunk Cost e ricominciare da zero.
2. HA COSTI DI GESTIONE SUPERIORI ALL’1%
L’istituto di vigilanza dei fondi pensione dice che un 1% di ISC (i costi di gestione) in più vuol dire perdere un 18% di rendimenti in 35 anni.
I costi sono certi, i rendimenti no.
Abbassare i primi vuol dire diminuire la certezza di avere una perdita dai propri investimenti. Ricordatevene, è la regola aurea della finanza personale.
Stranamente i prodotti con alti costi di gestione sono anche quelli meno efficienti. Questo perché sono zavorrati da costi inutili e perché non sono costruiti per rendere felice l’investitore ma per far guadagnare il gestore.
Non è un caso che i pochi consulenti indipendenti seri si facciano pagare a parcella oraria o chiedano al massimo uno 0,7% sul capitale investito di retribuzione. Sanno benissimo che un costo TER superiore all’1% ammazza qualsiasi buon portafoglio.
Ecco, usate questa come regola semplice:
Se ha un costo di gestione annuo superiore all’1% non ci mettete i soldi
Rip ha fatto un bellissimo calcolatore per far comprendere quanto sia l’impatto dei costi di gestione sugli investimenti. Spippolate il file, è un’esperienza traumatica.
3. PREVEDE RENDIMENTI TROPPO ALTI O TROPPO BASSI
Sono un investimento di merda sia quegli strumenti che promettono un rendimento troppo alto (shitcoin) sia quelli che, sotto il cappello dell’investimento sicuro e garantito, ne garantiscono uno troppo basso.
Tutte quelle polizze vita mascherate a uso investimento con un rendimento del 1,5% o 2% annuo per 5 anni vi vendono l’illusione della sicurezza del capitale a fronte di una perdita quasi certa.
Se consideriamo l’obiettivo dell’inflazione della Banca Centrale Europea al 2% una rendimento di questo tipo equivale nel mantenere a malapena il valore reale.
E non considero neppure il costo opportunità mancato dell’investire in altro…
4. GLI SCENARI DI PERFORMANCE DEL KIID SONO SEMPRE IN PERDITA
Leggere il KIID, il DIP e il set informativo aiuta moltissimo a capire costi e aspettative di guadagno di uno strumento finanziario come una polizza, un etf o un fondo bancario.
Il gestore è tenuto a mettere per iscritto tutta una serie di informazioni: rischio, costi chiari e nascosti, scenari di performance, rendimento per vari periodi di detenzione e molto altro.
Per gli ETF i set informativi sono lunghi poco più di tre pagine. Per altri possono essere molto complessi i lunghi come diversi tomi della divina commedia. Non scherzo, ne ho visti di 40 pagine.
È una scelta fatta appositamente per nascondere informazioni essenziali agli investitori o per creare un ostacolo alla voglia di quest’ultimo di capire come funziona lo strumento.
Alcune tabelle però sono così lampanti e chiare che è difficile insabbiarne le verità.
Tra queste c’è la voce “scenari di performance” la quale calcola il potenziale rendimento di un investimento sotto diverse fasi del mercato (stress, sfavorevole, moderato e favorevole) tipo questo:
La nota dell’informativa ci dice anche che “le cifre riportate comprendono tutti i costi del prodotto in quanto tale” ma “non tengono conto della vostra
situazione fiscale personale”. In pratica sono spurgate dei costi del gestore ma al lordo delle tasse cioè la polizza si rivaluta manco per il cazzo.
Nel primo anno i costi sono così alti che il fondo perde in tutti i casi pur se la perdita sotto stress è accettabile. In 5 anni però il rendimento è risibile con un picco del 1,29% in caso di scenario favorevole. Considerando l’inflazione ci perdete soldi.
La lezione quindi è cercare di usare correttamente questa tabella. In maniera molto chiara dimostra cosa potete aspettarvi (in bene e in male) dallo strumento.
Considerate anche che questa tabella è fatta dal gestore che ha “ammorbidito” i dati. La realtà potrebbe essere peggiore.
Nel caso specifico dovreste chiedervi se vale davvero la pena bloccare 10k per ricevere dopo 5 anni appena 660€ in più al lordo delle tasse. E solo se le cose vanno molto bene.
5. SI DISCOSTA ECCESSIVAMENTE DAI BENCHMARK
Oltre a fornire informazioni sui possibili scenari il KIID svela anche qual è il benchmark del fondo.
Lo chiamiamo benchmark perché usare il termine italico metro di riferimento fa sfigato.
In sostanza qualsiasi prodotto deve dire a cosa si confronta e attraverso l’analisi dello scostamento tra il fondo e il metro di riferimento si può capire quanto sia abile il gestore. Questo ad esempio è la differenza tra l’andamento del fondo pensione Amundi SecondaPensione nel comparto Espansione contro il suo benchmark:
La differenza tra benchmark e rendimento effettivo del fondo si chiama tracking error.
Nessun fondo ha zero tracking error. I migliori hanno una discrepanza minima che comunque esiste in quanto il paragone è fatto su un indice che non ha costi di gestione.
TER bassi e strategie passive espondono a bassi tracking error, scelte attive e TER alti ad alti tracking error. Diffidate di questi ultimi, vuol dire che il gestore lavora male.
Trovate il benchmark di riferimento scelto dal fondo nella prima pagina del KIID.
Se volete spippolare con i dati potete fare un po’ di analisi con il profilo gratuito di Morning Star. Cercate il fondo e poi sul grafico cliccate su “grafico interattivo”:
In questa pagina potrete vedere il confronto con altri fondi simile oppure confrontarlo con benchmark più idoneo scegliendo tra l’immensa lista di indici e fondi presenti sulla piattaforma.
6. TROPPO COMPLICATO PER SPIEGARLO AGLI ALTRI
Lo dice Alain nella puntata e lo dice anche Warren Buffett.
Hagstrom, l’autore del libro Il metodo Warren Buffett è arrivato a sintetizzare il processo di scelta del grande investitore americano secondo questi principi:
Un business deve essere semplice e comprensibile. Per investire devi capire cosa fa quell’azienda e come fa soldi. Coca Cola? Produce una bibita gassata e fa soldi vivendo bibite gassate in tutto il mondo. Semplice!
Lo stesso processo deve valere per gli strumenti finanziari. Se non li capisci e non sai spiegarli in poche parole ad un’altra persona non dovresti metterci soldi.
7. PREVEDONO UNA CRESCITA INFINITA
Le criptovalute, l’ultimo settore emergente del momento, l’azione di moda (oggi Nvidia) prevedono tutte un grande successo sulla crescita infinita spesso considerando tassi di crescita insostenibili o totalmente scollati dalla realtà.
Anzi, in casi come questi dovresti essere molto diffidente.
8. USANO A SPROPOSITO TERMINI INGLESI
Avete notato quanti nomi strambi hanno i certificati?
Airbag, Bonus Cap, Butterfly, Corridor, Twin Win, Double Win, Jet e Turbo.
Tutta roba vera ed usata con un significato che… sanno solo chi emette il titolo.
Ecco, non è che sia un indice di un investimento di merda però temo sia un buon modo per rendere più vendibile qualcosa che vendibile non lo è.
Piccola precisazione su questo tema.
Non tutti i prodotti che usano termini in inglese sono una merda. Lo sono quelli che li usano a spoposito e lo fanno con nomignoli catchy.
Gli acronimi degli ETF invece hanno un vero e proprio senso. Basta conoscerne il significato
CONCLUSIONI SU COME RICONOSCERE UN PESSIMO INVESTIMENTO
Quei soldi che mettete sul mercato ve li siete sudati. O almeno se li sono sudati i vostri parenti se li hanno lasciati a voi come eredità, zotici fancazzisti.
Il minimo che potete fare è imparare a gestirli bene e ad evitare come la rogna chi cerca di vendervi robaccia per il proprio tornaconto.
Se proprio qualcuno si deve magnà un patrimonio, siate voi i prescelti.
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