Odio l’ignoranza. La odio soprattutto quando serve a mascherare furbizie personali o interessi loschi che vanno a svantaggio della collettività.

Tra tutti odio l’ignoranza finanziaria che si manifesta spesso nei miti sulle tasse. Vere e proprie leggende in cui le fake news si mischiano a becero populismo e ad un desiderio di intascarsi qualche euro extra.

In Italia esistono centinaia di falsi miti sulla fiscalità, ne ho raccolti 5 e li ho smontati.

falsi miti sulle tasse italiane

5 FALSI MITI SULLE TASSE DURI A MORIRE

1. L’ITALIA È IL PAESE CON LE TASSE PIU ALTE AL MONDO

No, non è affatto così.

Solo in Europa ci sono quasi 10 paesi con una tassazione media più alta di quella italiana:

Potreste dire che il rapporto tra servizi offerti e tassazione media è alto. Si tratta di una affermazione legittima però non è questo il punto centrale della discussione. State cercando un sofismo per non ammettere la pura e semplice realtà: l’Italia non è il paese con le più alte tasse al mondo. Non lo è neanche in Europa, anzi manco nel sud Europa.

Questo mito del “paese più tassato al mondo” non esiste solo in Italia, ma ovunque. Il candidato presidente degli Stati Uniti Trump da anni ripete nei discorsi che gli Usa sono “The highest taxed nation in the world”. Una balla.

Il problema è proprio questo. Un politico populista o qualche ubriacone al bar inabile al lavoro dalla nascita spara una stronzata senza nessuno straccio di dato.

La fake news però è perversa. Non fornisce prove ma chiede le prove (il debunking) agli altri e allo stesso tempo non dice una falsità assoluta ma una gradazione di verosimiglianza. Nel dire “Ii paese più tassato al mondo” sottintende una falsità ma il sottotesto è anche “paghiamo troppe tasse”.

A tante persone basta questo anche se, come vedremo nei prossimi punti non sanno nulla di come funziona il sistema fiscale italiano. E manco di come è il resto del mondo.

Se non vi è bastata l’infografica ecco anche la tabella dei paesi europei con le tasse personali più alte:

Paese% Tasse Medie
Austria55.0%
Belgio53.5%
Bulgaria10.0%
Croazia35.4%
Cipro35.0%
Republica Ceca23.0%
Danimarca55.9%
Estonia20.0%
Finlandia51.4%
Francia55.4%
Giorgia20.0%
Germania47.5%
Grecia44.0%
Ungheria15.0%
Islanda46.3%
Irlanda48.0%
Italia (IT)47.3%
Lettonia31.0%
Lituania32.0%
Lussemburgo45.8%
Malta35.0%
Moldavia12.0%
Paesi Bassi49.5%
Norvegia39.6%
Polonia36.0%
Portogallo53.0%
Romania10.0%
Slovacchia25.0%
Slovenia50.0%
Spagna54.0%
Svezia52.3%
Svizzera39.5%
Turchia40.8%
U.S.A Media42.1%
Ucraina19.5%
Regno Unito45.0%

2. LE TASSE IN ITALIA SONO ALTISSIME

Ho spiegato davvero troppe volte come funziona il sistema fiscale italiano ma c’è ancora chi crede ancora nella favola “pago il 70% di tasse su quanto guadagno”, dice stronzate perché non sa fare i giusti calcoli.

Si tratta dello stesso meccanismo delle fake news in cui a fronte di un ego smisurato, ignoranza e la necessità di trovare un nemico esterno si preferisce professare soluzioni dozzinali. Ed errate.

Per fare un discorso su quante tasse si pagano bisogna infatti diverse distinzioni:

  • Il tipo di regime fiscale
  • Principio della progressività
  • L’aliquota teorica rispetto a quella reale

Andiamo a vedere punto per punto.

A) REGIME FISCALE E PROGRESSIVITÀ

In Italia esistono tantissimi regimi fiscali i quali determinano quante tasse pagherete a fine anno.

Potete essere sottoposti ad un unico regime (avete un solo lavoro) o a diversi sovrapponibili (dipendente e partita iva, ad esempio). La dichiarazione dei redditi serve proprio per dichiarare i vostri guadagni nel corso dell’anno fiscale.

Ogni regime ha, ma vah, una diversa tassazione. Le partite iva a regime forfettario pagano il 5% per il primi 5 anni e il 15% sull’imponibile calcolato dopo il coefficiente di redditività, mentre le partite iva ordinarie o i dipendenti sono soggetti alle aliquote IRPEF:

  • Fino a 28.000€: aliquota al 23%
  • Da 28.001€ a 50.000€: aliquota al 35%
  • Oltre i 50.001€: aliquota al 43%

Per le aliquote IRPEF vige il principio di progressività. Se guadagnate 55.000€ non pagherete di tasse il 43% ma una proporzione tra le diverse aliquote:

  • Il 23% tra 0€ e 28.000€
  • Il 35% per il reddito tra 28.000,01€ e 50000€
  • Il 43% per tutti i redditi sopra i 50000,01€

Se affittate immobili invece la tassazione varia a seconda del contratto di locazione scelto: può essere quella che segue gli scaglioni IRPEF oppure a cedolare secca (21%) mentre se incassate dividendi o plusvalenze dai vostri investimenti finanziari pagherete un capital gain del 26% sulle azioni o del 12% sulle obbligazioni.

Il sistema fiscale italiano è complesso in quanto poco uniforme. Esistono molti regimi, vi ho fatto qualche esempio solo dei più famosi.

Ma teoria e realtà sono due cose differenti.

B) ALIQUOTE TEORICHE E REALI

Se siete ancora dotati di intelletto nonostante anni di lettura di Finanza Cafona avrete compreso come la matematica fiscale non è un semplice conticino da seconda elementare coadiuvato dalle birrette nel bar di paese.

Prima di parlare di tasse dovete capire la logica dietro il sistema.

Questo vi farà comprendere come la vostra aliquota teorica è spesso bassa, molto più bassa, rispetto a quanto dica la legge.

Ad esempio su 55.000€ di reddito lordo in realtà pagate un’aliquota reale solo del 28,39%.

Per chi paga l’IRPEF le tasse da pagare possono essere ulteriormente abbassate sfruttando detrazioni e deduzioni.

Tutte e due permettono di abbassare gli oneri fiscali contributivi ma operano in fasi diverse. Le deduzioni (come i versamenti nel fondo pensione) riducono il reddito su cui vengono calcolate le tasse mentre le detrazioni riducono in post le tasse dovute.

Quell’aliquota del 28,39% potrebbe quindi ridursi ancora di più!

Lo stesso ragionamento vale per le partite iva in regime ordinario le quali possono anche scaricare i costi legati all’attività.

Per il regime forfetario il discorso è un po’ diverso in quanto questo non paga IRPEF ma un’imposta sostitutiva e non si possono neanche scaricare costi. In realtà il legislatore ha previsto, per ogni attività, quali sono i costi medi e l’ha chiamato coefficiente di redditività.

Quando si vanno a calcolare le tasse da versare si scontano questi costi e si ottiene l’imponibile fiscale su cui si pagano le tasse:

Reddito lordo - coefficiente fiscale = imponibile

Inutile dire che attraverso questo sistema pagherete un’aliquota media più bassa di quella teorica e professata dalla vulgata.

3. CONSIDERARE L’IVA UNA TASSA PER L’IMPRENDITORE

Questo tema riguarda soprattutto chi è un piccolo imprenditore o ha a che fare con un regime ordinario.

In Italia esiste l’IVA, cioè imposta di valore aggiunto, un’imposta indiretta sui consumatori. È di una percentuale variabile a seconda della categoria merceologica e la pagate, senza saperlo, ad ogni acquisto.

Come detto è una tassa che paga il consumatore ma passa attraverso il commerciante.

Il nostro amico imprenditore deve raccogliere il denaro dell’iva e ogni trimestre girarlo allo stato. Fino a qui tutto easy.

In qualità di regime ordinario il commerciante può fare fatture in entrata (guadagni) o in uscita (pagamenti). È quindi sia un commerciante che un acquirente.

Anche lui quindi pagherà l’iva ad altri imprenditori come lui e visto il suo regime fiscale potrà “scaricare” gli acquisti fatti.

Vista questa particolare condizione lo stato dice al commerciante:

Tu mi devi tot IVA raccolta però anche io ti devo dei soldi che hai scaricato. Facciamo così: fai i conti, vedi qual è la differenza e salda i conti.

Così è win win e non ci perdiamo in tanta burocrazia.

Insomma lo stato fa un ragionamento logico.

Un bravo imprenditore quindi dovrebbe seguire queste indicazione e girare i soldi allo stato. Vi ricordo ancora: questi soldi non sono suoi.

Non sono ricavi dell’attività, non sono guadagni dell’azienda, non ci paga le tasse.

L’imprenditore ha questi soldi in mano, li raccoglie e li gira allo stato… il legittimo proprietario.

Semplice, chiaro e limpido no?

italia evasione iva tasse
Belli sti soldi che mi hai dato, io mica te li ridò! Fonte La Stampa

Molti imprenditori e commercianti, chi per ignoranza chi per furbizia, considerano l’IVA come un ricavo dell’azienda e quando la va a girare al legittimo proprietario si sentono defraudati di un loro guadagno valutandola come l’ennesima tassa sull’impresa.

Spesso appaiono post populisti in cui vengono elencati tutti i costi di un attività e dove, proprio per questo, l’aliquota media schizza a percentuali fuori senno. 65% o anche 70%.

I conti di questi schemi sono giusti ma chi li fa è un fetente o un ignorante.

La logica contadina del “mi entrano in cassa tot soldi e sono tutti miei” non viene spurgata dalla mentalità borghese di molti italiani manco a calci nel culo, incredibile.

Ripeto quindi che l’IVA è un’imposta sul consumatore, non sull’impresa. Per questo è definitiva partita di giro, il commerciante è solo un tramite tra consumatore e stato.

Per carità il sistema ha diversi problemi: come l’anticipo iva su fatture ancora non saldate oppure il problema dei resi però le cose stanno così.

4. I CONTRIBUTI PREVIDENZIALI SONO TASSE?

Avrete capito che gli italiani ci mettono poco a dare giudizi e non si impegnano molto nel provare a capire cosa c’è dietro la loro affermazione. Molte dei pagamenti definiti come “tasse” sono in realtà accantonamenti dei contributi previdenziali. Quelli personali eh.

Nel marasma di versamenti fiscali infatti farete anche dei pagamenti da girare all’ente previdenziale italiano (INPS) o alla cassa specifica per il nostro mestiere.

Anche qui c’è la solita associazione sballata:

Lo stato mi toglie dei soldi = tasse = mortacci tua

Ok gli accantonamenti INPS sul tuo stipendio vengono usati per pagare le attuali pensioni e non vengono investiti a mercato come in altri paesi però, tecnicamente questi sono soldi tuoi.

Si tratta di denaro che lo stato ti restituirà con la pensione, sanità o anche durante la vita (tipo per la disoccupazione). Potresti pensare di gestire meglio quel denaro ma ehì, hai creduto ad almeno una delle stronzate qui dentro quindi meglio metta da parte i soldi lo stato per te. Al massimo fai dei versamenti sul fondo pensione integrativo.

Mentre le tasse come Irpef e imposta sostitutiva pagano i servizi dello stato i versamenti pensionistici sono soldi che, prima o poi, ti torneranno in tasca.

Che poi vabbè anche i servizi dello stato ci servono per vivere ma non voglio fare un comizio.

5. NEI PAESI CIVILI NON ESISTE L’IMU

L’IMU è il “pago un sacco di tasse” dei mattonari. Generalmente chi se ne lamenta ha 3 o 4 immobili spesso sfitti e che non vengono messi a reddito.

Da lì comincia uno sproloquio sulla difficoltà di gestire un appartamento (vendilo no?), nei costi di manutenzione, sulla legislazione per i morosi fino a finire ad una frase che è la summa della testa di cazzo:

Negli altri paesi civili non esiste l’IMU

Ve lo devo dire o no che si tratta di una cacata senza pari?

Paesi come il Principato di Monaco, Cipro, le Seychell, le Isole Cayman, lo Sri Lanka e altri luoghi in cui vi invito a vivere non fanno effettivamente pagare tasse sulla proprietà degli immobili, gli altri si. Ed è spesso una tassa molto più cara di quella italiana.

L’IMU non si paga sulla prima casa, quella dove si ha la residenza, ma solo dalla seconda casa in poi. Il costo è pari ad un calcolo che incrocia la rendita castale, il coefficiente catastale e l’aliquota IMU definita dal comune in cui si vive. Trovate maggiori info qui.

Ma negli altri paesi occidentali qual è il costo della tassa di proprietà sugli immobili?

PaeseTasse PrincipaliNote
FranciaTaxe d’habitation: per chi usa l’abitazione (proprietario, affittuario, ecc.)Le aliquote sono fissate dalle amministrazioni locali. Riduzioni per famiglie numerose e anziani
Taxe foncière: per il proprietario dell’abitazione
Impôt de solidarité sur la fortune: per patrimoni > 1,3 milioni di euroSoglia stabilita nel 2012.
GermaniaTassa sui beni immobili (simile all’IMU italiana)Calcolata in base a moltiplicatori specifici per ogni Bundesland.
Rendita catastale equivale al 60% del valore di mercato dell’immobile
Regno UnitoCouncil tax: tassa sul possesso degli immobiliVaria tra 0,5% e 1,3% del valore imponibile dell’immobile
Stamp duty: tassa di registro sugli affitti cumulativi superiori a 125mila sterlineCirca 1% del valore dell’affitto
SpagnaImpuesto sobre bienes inmuebles: tassa sul reddito per la seconda casaAliquote tra 0,4% e 1,1%
Tassa per abitazioni di valore > 700mila euro
USAProperty tax su tutte le proprietàLa Property Tax è imposta a livello statale, le contee hanno la facoltà di aggiungere delle addizionali d’imposta e possono essere portate a deduzioni sulle tasse. La percentuale varia da stato a stato: dallo 0.28% delle Hawaii fino ad oltre il 2,49% del New Jersey sul valore di mercato della proprietà

Mediamente si paga una tassa sulla proprietà più alta di quella italiana, nel caso di quella americana la nostra è una bazzecola.

La property tax USA si paga su tutti gli immobili ed è circa pari al 1,5% dell’immobile. Con questa questo termine si intende un valore di mercato onesto del bene.

Altro che dati catastali aggiornati al 1915!

Immaginate di avere un appartamento del valore di 400k: ogni anno sganciate 6000$ di IMU.

Si si, nei paesi civili non esiste la tassa sulla proprietà degli immobili. Scialla proprio.

CONCLUSIONI SUI FALSI MITI SULLE TASSE IN ITALIA

È sempre legittimo chiedere che i soldi versati come contribuenti vengano gestiti in maniera oculata e nel vantaggio della colletività in modo da aver città vivibili e al passo con il cambio dei tempi. Purtroppo non succede spesso nel nostro paese, sarebbe disonesto dire il contrario.

Però è anche disonesto falsicare la realtà inventandosi falsi miti sulle tasse per corroborare la propria ideologia. Ideologia che spesso non è manco tale.

Se incontrate chi promessa alcune di questi miti probabilmente ha un interesse a farlo, tipo far pagare il caffé con l’iva senza battere lo scontrino! 😉

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Sull'autore

FinanzaCafona

Founder & Editor

Sono un povero come te che scrive la maggior parte degli articoli di questo blog. Non mi dare troppo retta perché sono un fesso senza studi economici o finanziari però, se vuoi, puoi amarmi.

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